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10/11/2016
PITTELLA E MANTI SI DIMETTANO
Mancata parifica dello schema di rendiconto della Regione, le opposizioni insorgono. Certificato il fallimento politico del governatore e dei suoi dirigenti. La sua rivoluzione, a distanza di tre anni è morta e seppellita.
 
POTENZA - La sezione regionale di controllo della Corte dei conti, in giudizio sul rendiconto generale della Regione Basilicata per l’esercizio finanziario 2015, ha deliberato la ”non parificazione” dello schema di rendiconto generale per l’esercizio 2015. La Corte ha ravvisato criticità ”nelle sue componenti del conto del bilancio, del conto del patrimonio, come presentato dalla giunta regionale, perché inficiato in termini di veridicità, di attendibilità e sostenibilità dei relativi equilibri e saldi finanziari”. Insorgono le opposizioni in Consiglio regionale: «Il vertice politico, in altre parole, chi detiene la delega al bilancio, e il dirigente generale del Dipartimento Programmazione e Finanze si devono assumere le responsabilità di tale bocciatura. Marcello Pittella e il suo dirigente Elio Manti, esperto esterno nominato dal presidente, si devono dimettere».

In forza di quanto emerso in fase istruttoria dall’analisi della documentazione contabile (…) alla luce degli esiti in contraddittorio espletato ( …) per questi motivi delibera la non parificazione dello schema di rendiconto generale per l’esercizio 2015 nelle sue componenti del conto di bilancio e del conto del patrimonio come presentato dalla Giunta perché inficiato in termini di veridicità, attendibilità e sostenibilità (…)”, con queste parole la Corte dei Conti di Basilicata ha sancito in maniera netta il fallimento politico della Giunta Pittella, del Partito Democratico lucano e di tutti i suoi alleati. Un fallimento che è nei numeri e nei fatti impietosi che nel corso della udienza di oggi sono stati snocciolati. Un’analisi a tratti impietosa che ha messo a nudo tutte le criticità di questa Regione, dalle problematiche legate ai derivati fino ad arrivare alle leggi prive di copertura finanziaria. Addirittura 26 leggi regionali che al momento risultano prive della copertura richiesta dall’articolo 81 della Costituzione. Sono tanti i punti critici del rendiconto generale che sono stati evidenziati dal giudice relatore e dal procuratore regionale. Problemi sui residui attivi, sottostima dei crediti di dubbia esigibilità, mancata allocazione del fondo Val d’Agri, anomalie nella dinamica generale della spesa, criticità della legislazione di spesa, anomalie in alcune spese di personale, sono solo alcuni dei rilievi mossi dalla Corte dei Conti per giustificare quella che poi è stata una decisione inevitabile. A quanto detto, non si può non aggiungere quanto evidenziato dalla Corte dei Conti di Basilicata rispetto alla decisione della Regione di trasformare uno delle sue partecipate, Sviluppo Basilicata in un vero e proprio intermediario finanziario. Una scelta profondamente sbagliata che desta non poche perplessità, anche alla luce del fatto che stiamo parlando di una partecipata che è stata ricapitalizzata ben due volte, la prima con un importo di 5 milioni di euro, la seconda volta con altri 20 milioni di euro. Gravissime, dunque, le motivazioni addotte dai giudici contabili per giustificare la decisione di non concedere la parificazione del bilancio. Mancanza di veridicità e di attendibilità delle voci delle poste presentate, come dire, pur di far quadrare i conti, mistifichiamo la realtà economico-finanziaria della Regione.In conclusione, una situazione drammatica che deve far riflettere tutta la classe politica lucana che non può continuare a cercare alibi. Il Presidente della Regione non ha più attenuanti, ormai la sua rivoluzione democratica, a distanza di tre anni, è morta, seppellita.
Gianni Leggieri - Il consigliere regionale M5S

La non parificazione del rendiconto di bilancio 2015 della nostra Regione, decisa oggi dalla Corte dei Conti, ci lascia mortificati ma non stupiti. Neanche dieci giorni fa abbiamo mosso molti dubbi in seno alla Commissione consiliare Bilancio che oggi trovano conferma nella decisione della Corte. Tuttavia, nemo profeta in patria. Oggi più che mai ne siamo consapevoli. La decisione dei Giudici contabili è solo la sintesi di un ragionamento che, a monte, è devastante: il consuntivo 2015 non è veritiero. La naturale conseguenza di ciò è una sola: il vertice politico, in altre parole, chi detiene la delega al bilancio, e il Dirigente Generale del Dipartimento Programmazione e Finanze si devono assumere le responsabilità di tale bocciatura. Marcello Pittella e il suo Dirigente Elio Manti, esperto esterno nominato dal Presidente, si devono dimettere. Dalla impropria contabilizzazione di crediti inesistenti ab origine, a residui attivi praticamente inesigibili, a crediti che la Regione, nelle note di risposta alla Corte dei Conti, dice di aver riscosso ma che non sono riportate nel conto economico, nel bilancio e nelle scritture ufficiali, al Fondo della Val d’Agri mai attivato, alla mancata copertura di leggi, lo scenario è apocalittico. Noi non ne gioiamo, anzi. Ci sentiamo mortificati, ancor di più dopo aver ascoltato le parole di Pittella. Affermare che gli errori commessi sono colpa delle pressioni popolari, delle esigenze dei cittadini che non permettono di rispettare le norme di contabilità pubblica è una giustificazione fuori luogo e rappresenta solo il tentativo di scaricare le sue responsabilità politiche sui Lucani. È il solito clichè di Pittella. Non è mai responsabile di nulla, è sempre colpa degli altri. Ma questa volta ha decisamente esagerato. Le parole di Pittella pesano come macigni. Noi ci dissociamo. Non vogliamo essere accomunati a questo tipo di politica che cerca di coprire le proprie mancanze, inefficienze ed incompetenze addossando le colpe sui cittadini e, peggio ancora, sulle loro esigenze. Questi sono i risultati a cui ci ha portato la rivoluzione pittelliana.
Gianni Rosa - Consigliere Regionale FI-AN

Nonostante Pittella abbia assunto un atteggiamento di forte disponibilità e con tono sottomesso, la Corte dei Conti ha espresso parere negativo sulla parifica del BilancioRegionale. Sulle base dei rilievi fatti e delle forti criticità evidenziate dalla Corte, etenuto conto delle controdeduzioni, molti si aspettavano una parifica parziale cosa non avvenuta molto probabilmente per le incongruenze/inesattezze di alcune voci di bilancio. Certoèche, irilievimossiper quanto riguarda l’uso delle royalties nei comuni della Val D’Agri, come quelle riguardante la vicenda ex Esab o ancora la discutibile scelta di trasformazione in “Banca” di Sviluppo Basilicata; per non parlare deldella parte riguardante la soppressione con internalizzazionedelleattivitàdell’exArbea, evidenziano una certa superficialità nell’adozione di scelta ed in alcuni casi di non scelta (esistenza/consistenzadiresidui) fattedaparte della Giunta Regionale. Al netto del fatto che l’ufficio competente molto probabilmente, più che ridotto nel numero, andava potenziato, sicuramente vi sono forti responsabilità del dirigente facente funzione e quindi responsabilità politiche di chi lo ha nominato. Il Presidente, pertanto, ha il doveredivenireinConsiglio Regionale e relazionare sia sulle controdeduzioni inoltrate alla Corte a seguito di rilievi fatti anche considerato che la interlocuzione con la stessa rispetto alle osservazioni si è protratta oltre i tempi fisiologici, e sia su come si intende procedere per evitare un’ulteriore stasi dell’attività regionale con effetti negativi sull’intera comunità di Basilicata, considerato che non si può procedere allo stesso assestamento di Bilancio.
Giannino Romaniello - Consigliere regionale Gruppo Misto

 
Redazione
fonte LA NUOVA DEL SUD
categoria: POLITICA