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12/05/2014
RICORDANDO IL MAGGIO FRANCESE
Avrei detto all'amico - Compagno Tònn Ciacciòn
 
Ieri, il calendario gregoriano ci dice, essere stato l'11 maggio 2014 e noi, giustamente, abbiamo celebrato la Festa della Mamma. Lo stesso ieri, il calendario della Storia ci dice essere stata la quarantaseiesima ricorrenza della Rivoluzione Sessantottina. Gli storici, tutti, infatti, concordano che proprio l'11 maggio di 46 anni fa nasceva il Maggio francese. Da allora sono trascorsi nell'ordine: 16.801 giorni; 403.224 ore; 24.193.440 minuti. Come si vede, a mano a mano che è frazionata, l’Entità numerica cresce in termini esponenziali al punto da divenire impronunciabile per chiunque. Sarà stato questo il meccanismo inconscio che abbiamo innestato e che ci ha portati a dimenticarcene così in fretta in questa nostra Società che il sociologo Z. Bauman ha teorizzato essere Liquida? Quale altro il motivo per cui (non me n'è parsa di vedere) nessuna traccia dell'avvenimento storico è stata riportata, nè dagli organi di stampa, né dai soggetti operatori politici, tanto meno dai promotori culturali disseminati qua e là? A ben pensarci, anche Mario, perfino lui ha taciuto. Non è che anche Mario Capanna ha abdicato all'esercizio del Verbo? Che tristezza! No, non voglio proprio crederci, siamo vittime e carnefici. Lungi da me, il voler sostituirmi alla folta schiera del muto pronunciato con chiassoso vuoto, ritengo, tuttavia, doveroso, condividere intimamente il ricordo di quegli accadimenti con Tònn, e con gli altri amici che lo vorranno, anche qui su Fb. Di farlo in veste di semplice soggetto cui le sue circostanze di frequentazione adolescenziale fornivano la narrazione. Per rispetto alla memoria - si sarebbe detto in occasioni celebrative a forte contenuto retorico -, invece dico: per ringraziare tutti quanti credettero in un domani differente; per tutti quanti hanno avuto la forza, il coraggio di proseguire il loro cammino con coerenza; per ricordarci anche di coloro (tanti o pochi), che, da quelle lotte, ne hanno tratto giovamento “di ambito”, anche di loro. "Formidabili quegli anni", "Terribili quegli anni": vero, proprio vero! Il mio pensiero, anche se per pochi attimi, ma molto intensamente, si è raccolto intorno alla figura "Tònn". Tònn Ciacciòn: era lui, il professore che negli intervalli delle lezioni riparatrici di analisi matematica che ci teneva in estate, con voce vibrata, diveniva Maestro e ci parlava del '68, della sua giovinezza, che aveva spesa in nome del perseguimento di ideali, molto differenti da quelli di tanti altri sessantottini, nelle cui pieghe il tempo avrebbe svelato le risultanze più becere di quella rivoluzione. Il compagno Tònn non ha mai pensando di far carriera, ancor di più se a danno altrui, o di arricchirsi e vivere negli agi, l'avrebbe potuto fare, ma era Uomo di scrupoli, coscienzioso, che nutriva amore per i “ragionamenti” che aborriva gli sfruttatori, lottava per attenuare le disuguaglianze che vedeva insite nel sistema capitalistico. Il Compagno Tònn ci parlava di quella stagione in cui una importante rivolta spontanea prese avvio da giovani studenti parigini e di li si estese al mondo operaio fino ad interessare le espressioni politiche, sociali e filosofiche, quindi tutte le categorie dei francesi. Ci raccontava della “Seconda Rivoluzione Francese", che fu determinante al punto da rappresentare, nel mondo intero, una prima grande rivoluzione culturale di ordine globale. Ci raccontava di quella rivoluzione, di cui mai ha accettato il suo esito finale che l'avrebbe visto finire con l’infrangersi malamente, per spegnersi ingloriosamente, all'alba degli anni ottanta: anni segnati delle politiche reaganiane, promosse all'insegna del più sfrenato liberismo. Fu proprio da allora, da quando, cioè, "l'Edonismo Reaganiano" prese piede invadendo il mondo tutto, che la condizione di Emancipazione conquistata da quei giovani, proprio in conseguenza di quel loro moto, fu stoppata legandola non più al concetto di Libertà Consapevole, ma ad uno senza regole in cui l'unico obiettivo era solamente arricchirsi. Da allora le diverse velocità, i ritardi, il declino, la retromarcia nella quale ci troviamo, da dove combattiamo (ancora democraticamente) per sconfiggere lo stato condizione di povertà, in cui ci troviamo ripiombati e offesi nel valore più sacro: quello della dignità. Autorevoli voci laiche e religiose si sono levate ad indicare il pericolo insito nella pratica della Individualità, ma nulla hanno potuto, evidentemente! E le certezze su cui si è costruita la modernizzazione fino ad oggi, sono venute meno. Sono state sostituite da una sfrenata deregolamentazione e flessibilizzazione dei rapporti sociali. La politica, interpretata con logiche omogenee, da oltre un ventennio a questa parte, continua a tradursi in azioni che la collocano lontano dal Paese Reale. Essa, per lo più, si adopera non per il governo dei processi economici a garanzia e tutela di minimi diritti, ma per auto referenziarsi e concertarsi con la sola finanza. Allora, ecco risolto l’arcano. Eccolo il motivo vero per il quale non si è voluto, come dovuto, ricordare il '68, avrei detto all'amico Compagno Tònn: non è prudente rappresentare al volgo, la possibilità di alcuna comparazione. Lo sanno bene le Autorità dipinte di grigio vestite, annidate nelle quinte del Potere Costituito. Lo sapeva altrettanto bene anche il Compagno Tònn, che con quelle sue lezioni probabilmente intendeva anche metterci in guardia, ciò non di meno ci indicava la via corretta del considerare l'“altro” non uno strumento da piegare per il raggiungimento di un nostro scopo ma una persona umana con le sue fragilità, non già di quella disonorevole della ricerca sfrenata della venalità. Dunque, ciao Compagno Tònn, che, proprio come gli insegnamenti della Bibbia, ci hai chiesto di non soffermare il nostro sguardo su ciò che scompare!

 
Donato Claps
fonte AVIGLIANONLINE.EU
categoria: DA CLASSIFICARE