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21/09/2014
CENT’ANNI DALLA GRANDE GUERRA – CENT’ANNI DI TANTE GUERRE INUTILI
4.060 combattenti aviglianesi furono coinvolti nella prima guerra mondiale, di essi morirono 348 giovani soldati
 
Tutti insieme hanno gareggiato nel rivalutare ed esaltare il macello della prima guerra mondiale imperialista. Forse è il “ricordo” la vera essenza della nostra identità nazionale. Cent’anni dopo il “grande scoppio”, il cannone da campagna di Avigliano, simbolo della “guerra inutile” è al suo posto ( per i curiosi: Costruito nel 1917 da Skodawlake – ges – 1599 in Pilsen a Böhler come Feldkanone 8 cm M 5/8 matricola n. 5230. Donato ad Avigliano per il sacrificio della propria vita di 348 giovani soldati). Grande successo domenica scorsa ad Avigliano per la manifestazione nella villa comunale luogo del ricordo e nel centro polivalente. L’evento ha riscosso notevole riscontro, oltre le massime aspettative di partecipazione. La riuscita, svolta sotto il patrocinio dell’Amministrazione Comunale e con la supervisione e i suggerimenti del Maggiore Donato Rosa comandante della Polizia Locale è stata garantita dall’apporto e soprattutto dalla manodopera dei “volontari liberi”: Luciano Guappone, Vito Guglielmi, Domenico Guerra, e Renato Zaccagnino, oltre agli agenti della polizia locale Vito Lorusso e Vincenzo Genovese che hanno rinunciato a giorni di ferie per aiutare nell’opera i quattro moschettieri del volontariato. L’eterogeneità dei nuovi volontari che, superando ogni frattura politica, storica e sociale, è diventata per Avigliano un fattore di forza; terreno fertile da cui trae linfa la nostra vicenda storica: cent'anni dopo rimangono soprattutto le storie vere dei soldati italiani che per 1260 giorni hanno combattuto e sofferto nelle trincee. Proprio a loro la città di Avigliano ha dedicato l’evento. Se un bambino ti chiede chi ha vinto la grande guerra? Gli storici, con grande retorica, rispondono così: “La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re Duce Supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta….”. Chi racconta e gioisce per la "vittoria" e i “meriti”, farebbe bene a rileggere questa lettera scritta da una vittima, semianalfabeta, ma con le idee molto più sincere e molto più chiare di tanti intellettuali e pseudo politici di oggi dalla passerella facile: "Maesta' inviamo a V.M. questa lettera per dirvi che finite questo macello inutile. Avete ben da dire voi, che e' glorioso il morire per la Patria. E a noi sembra invece che siccome voi e i vostri porchi ministri che avete voluto la guerra che in prima linea potevate andarci voi e loro. Ma invece voi e i vostri mascalzoni ministri, restate indietro e ci mandate avanti noi poveri diavoli, con moglie e figli a casa, che ormai causa questa orribile guerra da voi voluta soffrono i poverini la fame! Viliacchi, spudorati Ubriaconi, Impestati, carnefici di carne umana, finitela che e' tempo li volete uccidere tutti? Al fronte sono stanchi nell'interno soffrono la fame, dunque cosa volete? Vergognatevi, ma non vedete che non vincete, ma volete che vadino avanti lo stesso per ucciderli. Non vedete quanta strage di giovani e di padri di famiglia avete fatto, e non siete ancora contenti? Andateci voi o viliacchi col vostro corpo a difendere la vostra patria, e poi quando la vostra vita la vedete in pericolo, allora o porchi che siete tutti concluderete certamente la pace ad ogni costo. Noi per la patria abbiamo sofferto abbastanza, e infine la nostra patria e' la nostra casa, e' la nostra famiglia, le nostre mogli, i nostri bambini. Quando ci avete uccisi tutti siete contento di vedere centinaia di migliaia di bambini privo di padre? E perche'? per un vostro ambizioso spudorato capriccio.". Mi piacerebbe che così non fosse. Ma così è anche oggi. Anche questa è storia d’Italia. Questo concetto è espresso bene della poesia “Fratelli” di Giuseppe Ungaretti del 1916: “Di che reggimento siete fratelli? / Parola tremante nella notte / Foglia appena nata / Nell’aria spasimante / involontaria rivolta / dell’uomo presente alla sua fragilità / Fratelli”
 
Enzo Claps
fonte AVIGLIANONLINE.EU
categoria: ARTE E CULTURA