CH’OSÈ ADD'ACCÙSSÌ

08/08/2016
QUADRI PLASTICI 2016: CHE MERAVIGLIA!
 
- Un anno?! - Si. Un anno! È passato esattamente un anno – per la precisione e il diletto di taluno, un anno e tre giorni esatti - dall'ultima edizione dei Quadri Plastici, qui ad Avigliano. Due anni da quando la giuria, a conclusione della kermesse, dopo aver attinto dal pulsante cuore aviglianese, decretò il suo inappellabile giudizio assegnando alla Città di Matera la vittoria. “Vogliamo la Città dei Sassi, Capitale Europea della Cultura per il 2019”, profetizzò in coro unanime, la folla, in Piazza. Bene ribadirlo: mai profezia fu più fausta! -Passa veloce il tempo, eh? Si dirà. É vero, passa veloce, ma non sempre e non per tutti allo stesso modo. Sempre più numerose, infatti, le volte che questa entità si dilata, addirittura scavalcando postulati, equazioni e materia quantica, finendo coll'infrangersi negli stenti, nelle preoccupazioni di un numero sempre di più ciclopico di persone, consapevoli di vivere nella grandezza della normalità, ma, proprio per questo, “ree e condannate” da un sistema cruento, che invoca Darwin per “giustificare” la sua demonialità. Un Tempo, dove il corpicino spiaggiato di un bimbo esanime ci fa rabbrividire, ci scandalizza e scuote le coscienze, subito dopo sedotte dal Toro d'oro. Guerre vecchie e nuove, proprio come le partigianerie: vecchie e nuove. Quindi, un Tempo che chiede Giustizia, che sta perdendo la Speranza. Un Tempo di Rabbia – a mala pena ancora trattenuta, ma fino a quando? -. Un tempo che si vuole quietare con la Misericordia? No, almeno, non credo. Non sia la misericordia ridotta a mero sostantivo ancorché abusato nell'esercizio della retorica di circostanza. Non sia un artificio, ma una dimensione. Sia l'importanza di una virtù con la quale tenere il passo cristiano, senza interromperlo, come spesso accade, sul nefando esempio del figlio di Liriope. La Misericordia: in questo Tempo di conflitti, di migrazioni, di ricchezza concentrata e dilagante povertà! Che non sia proprio questo Tempo, con le sue insidie, la motivazione che ha mosso il Santo Padre ad indire l'Anno Santo per il Giubileo della Misericordia?... C'è bisogno di Misericordia? Si. Certamente, si.

Non divenga, però, motivo di purificazione ciclica, per chi può disporla, ma Esempio da tenere a modello; una costante pratica culturale. É, forse, auspicarsi troppo? Bene ha fatto la ProLoco a raccogliere l'invito del Pontefice, scegliendo per i Quadri Plastici di quest'anno, il tema della Misericordia. A questo meritevole organismo di promozione culturale, suggerirei di “Scrivere” la storia dei Quadri Plastici, confortando le ricerche in quei di Napoli, dove è documentato che in alcune Chiese vengono similmente, rappresentate Sacre Scene, riprodotte da opere d'arte, proprio come avviene per questo “nostro” evento. Napoli, coi suoi trascorsi di Capitale del Sud sviluppata secondo il modello economico borbonico, sgambettato dai sabaudi; Napoli, là, da dove, per altro, molte delle nostre maestranze, in passato, hanno trovato straordinari canoni formativi di educazione artistico e culturale, e tanti altri giovani compivano il proprio percorso culturale, arricchendo la comunità in cui tornavano smaniosi di offrirle il proprio contributo (Quel tempo è stato battuto. Spazzato via da uno nuovo, che non c'è più!).

E, perché no, provare a “guardare” anche ai cugini d'oltralpe, dove pure sembrano svolgesi analoghe manifestazioni. Rispettando la suggestiva narrazione orale, tramandataci dai nostri “saggi”, sono sicuro che si porrebbe ordine alla storia, con la quale finalmente riferire, oltre leggenda, la verità documentata sulla loro origine. Non da meno, si eviterebbero biechi tentativi di ardito arrembaggio culturale da parte di “estranei” quanto smaniosi “Capitani di Ventura” che si aggirano perfino spavaldi, per stanze e luoghi importanti. Detto questo, non posso non riferire del generale stato ieratico con il quale Piazza Aviglianesi nel Mondo, colma e zeppa all'inverosimile, si è unta, soffrendo l'ansia della pioggia aspettandone la clemenza per goderne della magnificenza, anche quest'anno rappresentata con superba manualità da meritorie competenze artistiche! Non so perché, ma immaginavo un intervento artistico suppletivo a quello della consueta Sacra Rappresentazione. Attribuendone ai Direttori Artistici le qualità, pensavo ad una loro proposizione, magari di una scultura scenica, che ricordasse simbolicamente la Porta Giubilare, varcata dal Papa a San Pietro, oltre la quale collocate le diverse scene. Niente di tutto questo, ma va bene lo stesso. Mi rendo perfettamente conto: sarebbe stato osare troppo. Una pericolosa minaccia per la tenuta della tradizione? Eccolo qua spiegato il motivo: «Il rispetto per la tradizione». Tradizione che, è corretto ricordare, specie negli ultimi anni, ha visto diversi modi per esprimersi.

I quadri, infatti, non vengono più rappresentati nelle canoniche date in cui ricorre la venerazione della nostra co-patrona Madonna del Carmine, ma in unica edizione, il quattro (e non solo, come evidente) di agosto. Inoltre si è passati dal rappresentarli nelle principali vie del paese, come accadeva nelle prime edizioni degli anni '60, a Piazza Gianturco, dopo una lunga pausa di “riposo”, per approdare, da qualche anno in qua, in Piazza Aviglianesi nel Mondo. Non trascuro l'edizione del 2011, che impegnò i vari Direttori Artistici a celebrare, con il loro estro, il 150° dell'Unità d'Italia: una sacralità diversa, ma pur sempre una sacralità. Lo stesso criterio del “Giudizio Finale di Merito”, con il quale un'apposita giuria era solita stabilire i differenti livelli di resa scenica, ha trovato mutazioni, fino ad arrivare a questa sera, quando, a meno di una mia imperdonabile distrazione, è scomparso del tutto. Quindi, per onestà, non mi sento di poter affermare che il termine “Tradizione” sia stato sin qui rispettato. Checché se ne dica, ha visto evoluzioni, e non credo siano le disquisizioni semantiche a mutare il significato del termine. Per evitare il perdurare di inconsapevoli evoluzioni che rischiando di avvilupparsi intorno a se stesse finirebbero per asfissiarne la bellezza, almeno di quella non artificiale, chiedo: Perché mai non cifrare questo evento con tipicità e carattere sconfinandolo non solo per il suo contenuto spettacolare, ma esempio di un fare arte: autonomo e distinto? Un modo per bai-passare le condizioni nelle quali l'Arte vive oggi, quando la sua riproducibilità è finanche abusata. Non trattenga alla gioia l'attenzione mediatica ricevuta di recente.

Il mondo dello spettacolo è inflazionato, pieno zeppo di argomenti altrettanto validi, che, quando non stritolati, sono lasciati a liquefarsi in sordidi meati. Da ruotese oriundo, scosso d'amor pé prisca Patria, mi sia dato immaginare un evento che si faccia leggere non solo per la bravura dei Direttori artistici, per la resa plastica dei suoi eroi-attori, per le luci di scena, per i costumi, i trucchi, la regia, o per la lodevole capacità dei responsabili culturali di mediare e tenere a bada stonate ingerenze. Se non è chiedere troppo, mi sia dato ancora immaginare un evento madido di un fare creativo di Arte esteticamente fascinosa, in cui la tradizione non è un evento, ma l'ambito culturale, come presupposto identitario collettivo.

Insomma un “fatto” che sia esso stesso Arte, sostenuto con la concretezza della fattività, non solamente coccolato nella turnata passerella oratoria. É chiedere troppo? Un limite? Certamente no, se è vero, come si va dicendo a piè sospinto, che la Terra di Avigliano è “Generosa entità. Espressiva di poliedrico ingegno, di passione, di caparbia, di tenacia e importante rappresentanza intellettuale.”. Un Limite che, comunque, si potrebbe superare con un Progetto a cui guardare con attenzione, avendo cura di evitare trappole ed insidie che lo farebbero miseramente inciampare nella biasimevole brutalità cui per primi ci costringiamo quando, oltre Misericordia, ci assoggettiamo ai grezzi valori delle prebende, finendo inevitabilmente per rovinare nel nulla. Un Progetto. Un Progetto con gli occhi rivolti al mondo; quello oltre noi: ampio, sconfinato, vario, meraviglioso, affascinante. Dove, come ci ricorda l'intitolazione di quel luogo, già ci sono aviglianesi. Dove, però, dobbiamo anche esserci quali aviglianesi.

Ce la faranno i nostri eroi? Temo di no, ma ci spero!!!

 
a cura di Donato Claps
fonte aviglianonline.eu