CH’OSÈ ADD'ACCÙSSÌ

16/10/2014
MATERA: DALLA SOMSA DI AVIGLIANO IL SENTIRE COMUNE DELLA LUCANITÀ
 
É un dato quello che ognuno dei 578.036 lucani censiti, quest’anno, avverte Matera come la “sua” città indissolubile. Probabilmente non solamente perché candidata a divenire, nel 2019, luogo europeo cardine del sapere, ma anche per la sua storia urbana, che sintetizza, in un unicum, il gene della civiltà contadina della nostra regione, almeno di quello “romantico” trasmessoci dall’opera di intellettuali di stampo neorealista. Sono cosciente del fatto che i Sassi hanno offerto argomento ad illustri intellettuali e pertanto meritano rispetto. Proprio per questo voglio sin d'ora rassicurare i lettori, che queste mie sono ascrivibili a trattazione alcuna, ma sono Atto Dovuto, quale testimonianza di amore ed attaccamento verso la propria terra. Non credo di sbagliare se affermo che nell'immaginario di ciascuno di noi, Matera sia rimasta cristallizzata alla descrizione che Carlo Levi ci fa col suo “Cristo si è fermato ad Eboli” del 1949. Il confinato, dopo aver fatto visita ai Sassi, li descrive con tenore fotografico da cui emerge con ferocia il dramma della condizione umana: «Dentro quei buchi neri, dalle pareti di terra, vedevo i letti, le misere suppellettili, i cenci stesi. Sul pavimento stavano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia ha, in genere, una sola di quelle grotte per tutta abitazione e ci dormono tutti insieme, uomini, donne, bambini e bestie. Così vivono ventimila persone. Di bambini ce n’era un’infinità». Questo il quadro, almeno fino al 1952, quando A. De Gasperi, con provvedimento legislativo, decretò l’inizio del loro sfollamento - che durerà per un decennio -, motivato dal fatto che nei Sassi insistevano pericolose condizioni carattere igienico-sanitario. La risposta di ripianificazione urbana, si chiama Borgo La Martella, fu voluta dal Prof. A. Olivetti. La storia dirà di questo progetto come di un clamoroso fallimento. L'operazione non trasformò i braccianti in imprenditori agricoli, ma in operai edili costretti ad emigrare! Di quel terribile male, negli anni a venire, probabilmente più di ogni altro centro lucano, Matera ne ha fatto virtù, e, nel suo essere “anima”, la Città ha tradotte le “dotte considerazioni” del Prof. Olivetti, spingendole sino a raggiungere la contemporaneità, dove sono state rielaborate con il risultato ottenuto che è sotto gli occhi di tutti: quello che la vede competere con altre città italiane per l’ottenimento del titolo di Capitale Europea della Cultura. Il primo grande risultato, quello che premiò la città per aver saputo coniugare la storia, senza ferire ambiente ed il topos, fu raggiunto nel 1993, quando L'UNESCO, la dichiarò “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”, coniando per la prima volta il concetto di Paesaggio Culturale. Storici fanno risalire le origini dei Sassi a partire dal VI Sec. d.C, quando alcuni monaci basiliani si stabilirono intorno la Civita (il primo nucleo abitato, intorno l'anno 1000) da dove organizzarono la popolazione locale dando vita ai casali. Fatte salve le nozioni acquisite alle Elementari ed alle Medie, sentii parlare per la prima volta di Matera e dei suoi Sassi nel 1974, agli arbori di un nuovo interesse intellettuale, quando fui chiamato ad aiutare a trascrivere i lavori di ricerca che mio fratello Vincenzo aveva fatto per la sua Tesi di Laurea. Probabilmente anche questo aspetto ha contribuito a farmi percepire Matera come Città fascinosa, che porge, gentile, mille sensazioni. Domenica, 12 ottobre scorso, con la Società Operaia di Mutuo Soccorso, di Avigliano, grazie al suo Presidente ed al C.d.A., che hanno voluto tenere alta l'attenzione sull'importante appuntamento di Matera con la Storia di Europa, insieme ad altri 150 soci, ho visitato, da turista, una parte della città – il Sasso Caveoso ed il Parco della Gravina in cui insistono tracce insediamenti paleolitici e di dove si gode di un panorama unico – mentre, ieri, per lavoro, insieme al consigliere regionale Vito SANTARSIERO, ed al poeta vernacolare, Donato IMBRENDA (che ha declamato una sua poesia propiziatoria per Matera Capitale, riscuotendo un successo da star), ho avuto la fortuna di trovami in quel gioiello di architettura ipogea che è “Casa Cava”, situata nel Sasso Barisano. Si era lì in occasione dell'assemblea elettiva dell'ANCI di Basilicata, che ha eletto il suo nuovo presidente nella figura del Sindaco di Matera, il Sen. Salvatore ADDUCE. La struttura architettonica dei Sassi, ho rilevato, per quel che posso, riferisce di un sistema visibile, da cui emergono le diverse stratificazioni che lasciano evidenziare le abitazioni, le corti, i palazzi, le chiese, gli orti e le strade, e di uno invisibile: costituito da cisterne, neviere, da cunicoli organizzati per controllare l'approvvigionamento e la distribuzione delle acque. L'articolato sistema, le cui ragioni storiche fondano in un complesso di fattori tra i quali quello del risparmio di materiali da costruzione, quello energetico - ante litteram -, di difesa, eccetera, porta in se le ragioni per cui si afferma di Matera essere una delle Città più antiche al mondo. La Storia si ripete! Sono lontani i tempi di quando sentivo mio fratello Vincenzo recitare di Matera. Di allora, che mi colpivano “strane” parole dall'arcano significato, provenienti da uno dei modesti vani della nostra abitazione, cui avevamo dato appellativo di “Studio”. Di qui, dallo studio, veniva, infatti, l'eco della sua voce che si ripeteva, con articolata cadenza, pronunciando termini come, “cultura urbanistica” “riqualificazione”, “tessuto urbano” “recupero” “Sasso Caveoso”, “Sasso Barisano” “Gravina” “Valorizzazione del sottosuolo urbano ed extraurbano”... tutti misteriosi, ma che mi aiutavano prodigiosamente a disegnare intorno a quella sconosciuta città lucana, un che di aulico e di magico, e, ad un tempo, mi inorgogliva la figura di mio fratello, che li praticava con spigliata dottrina, sotto il vaglio dei sensi vigili di nostro zio, Donato, suo mentore. In una sorta di nuova fratellanza – questa volta non biologica -, la Pro Loco di Avigliano, nell’estate appena trascorsa, ha voluto tributare a Matera, quale buon auspicio per la sua designazione a Capitale Europea della Cultura per il 2019, il suo evento di maggiore rilievo artistico-tradizionale: I Quadri Plastici. Ospite d'onore il Sindaco, Salvatore Adduce. Il successo dell’iniziativa, in un tripudio di folla, è stato pressoché totale. Al netto del rischio che si è corso di vanificare tutto quanto, a causa di taluno suo facinoroso interprete, cui evidentemente era sfuggito il senso della sua partecipazione a quell'evento. Matera, per l’occasione, si è rivelata accorta Entità, smascherando vizi e virtù! Col suo Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri, con le sue testimonianze bizantine, longobarde, saraceno-normanne, Matera ha deciso di recuperare concretezza, e i suoi Sassi, da luogo immaginario, utilizzato da famosi registi per senari di film (da Pasolini a Gibson a Hardwicke), rimodellano un nuovo esistere nel terzo millennio. É doverosamente giusto ascrivere il merito di questa nuova attitudine alla sensibilità di noi tutti verso Matera, a quell'artista scrittore, naturalizzato lucano, che è stato Carlo Levi, il quale, nel 1967, per primo “urlò” la necessità di far rivivere i Sassi adeperandosi in questo senso. Da allora si è dato corso alla sperimentazione del recupero, ci sono stati i primi reinsediamenti abitativi, culturali e sociali. Di qui l'Oggi, che ha visto Matera candidata e speriamo che la veda incoronata Capitale Culturale Europea. Auspicio a parte, in un clima di generali scissioni, e lontano dall'immaginare macro regioni e diavolerie simili, il miracolo vero Matera, a mio parere lo ha già compiuto, catalizzando intorno a sé l'intero popolo lucano: nelle sue radici e nel suo futuro. Il vero augurio che sento di rivolgere a tutti noi è quello di non sciupare quanto con fatica e tempo si è costruito. We ca do it?
 
a cura di Donato Claps
fonte aviglianonline.eu