LA CITTÀ DEL SOLE

05/08/2014
LALAS: HIPPY, CALCIO E ROCK'N'ROLL
 
Barba caprina color carota, chioma zazzeruta dello stesso colore e l’aria di chi non prende sul serio se stesso e il mondo che lo circonda. Parliamo ovviamente di Alexi Lalas, vera e propria icona degli anni 90'.
Fisico da granatiere e movenze dinoccolate, Panayotis Alexander Lalas iniziò la carriera calcistica nel 1987 nei Cranbrooks Kringswood per poi trasferirsi due anni dopo nei Rutgers. L’occasione della vita si presentò dopo le buone prestazioni offerte con la maglia degli yankees ai mondiali casalinghi del 1994.
A chiamare era il Padova di Giordani e Puggina. Offerta impossibile da rifiutare. Fu così che Lalas e la sua immancabile chitarra sbarcarono nel Bel Paese. Primo yankees-calciatore a farlo. I biancoscudati, quell’anno guidati in panchina da Mauro Sandreani e in campo da Galderisi e Pippo Maniero ottennero la permanenza in Serie A soltanto dopo lo spareggio-salvezza vinto contro il Genoa.
Lalas segnò il primo goal in Serie A al Milan, con annessa ammonizione per un’ esultanza sotto la curva un pò troppo sopra le righe. Dopo il secondo anno in Veneto, culminato con la retrocessione della società patavina, Lalas ne ebbe abbastanza del nostro calcio e con un eloquente “sono stufo di voi italiani e del vostro calcio” abbandonò lo Stivale.
La carriera del difensore-rocker proseguì negli Stati Uniti dove tra alti e bassi terminò nel 2003 coi Los Angeles Galaxy, non prima però di aver vinto una ConcaChampions nel 2000 proprio con la franchigia californiana. Non solo calciatore: ma anche e sopratutto cantante e musicista.
Soprannominato Generale Custer per via della somiglianza con l’ufficiale delle guerre di secessione, Lalas era anche la voce solista dei Gypsies: gruppo rock non di grido ma che tra i suoi fan poteva comunque annoverare Chelsea Clinton, figlia dell’allora presidente Bill.
Personaggio, ma anche persona. Interprete di un moderno stile di vita hippy, la sua lingua acuminata non risparmiava niente e nessuno. Epiche alcune delle sue massime come: “Zeman è un vaffanculo” oppure quando dopo una sconfitta del Padova rispose ad un cronista ““Ma che mi frega a me, ora torno a casa, suono mia chitarra, scopo mia ragazza e tutto va bene”. Frasi genuine e schiette, lontane anni luce dalla liturgica diplomazia a cui erano avvezzi gli sportivi italiani.
Eteroclito, balzano, pittoresco Lalas viveva il calcio come hobby e con il suo modo di fare incosciamente stava cercando di cambiare il mondo rifiutando il fatto che il mondo potesse cambiarlo.
 
a cura di Lacerenza Vincenzo
fonte aviglianonline.eu