LA CITTÀ DEL SOLE

26/04/2015
PER NON DIMENTICARE: L'ECCIDIO DI SANT'ANNA
 
Nella piccola catapecchia in centro, dove è solito trovare ospitalità e vettovaglie, oggi, 12 Agosto 1944, stranamente, l'uscio è dischiuso. Ma non leggermente appannato: i battenti sono proprio spalancati. Stravolto dalla fatica, e stremato dalla fame, è sceso a valle in cerca di viveri e vettovaglie. La guarnigione partigiana, stanziata sulle colline toscane, di cui fa parte, è a corto di vivande: in mancanza di un rapido rifornimento, sopraffatti dalla fame, lui e i suoi compagni saranno costretti a desistere. E allora si prende la decisione: tocca al compagno Elio, insieme ad un'altra dozzina di elementi, percorrere quelle polverose stradicciuole di montagna, bussare alla porte delle massaie e riempire il sacco di provviste. Ma guai a prendersela comoda. Deve essere un incursione mordi e fuggi: quelle piste sterrate sono pericolose da esplorare. Poi, dopo una breve sosta, per rifocillarsi e riposarsi, prima dell'imbrunire, devono incamminarsi per tornare sulle montagne. Benchè il paesino di Sant'Anna di Stazzema, un pugno d'anime in provincia di Lucca, è stato dichiarato "zona bianca" dai tedeschi, in quanto territorio adibito alla raccolta degli sfollati, non di rado si vedono sfrecciare gli Zundapp nazisti. Una minaccia continua, quasi una sorta di deterrente per la popolazione: guai a voi se collaborate, fornendo sostegno e assistenza, con le formazioni partigiane operanti nella zona. Attratti da questo allettante status, centinaia di sfollati del litorale tirrenico, giungono qui in attesa di tempi migliori: riparano in montagna attendendo la conclusione del conflitto. E la cacciata dell'invasore. Che però, di sventolare bandiera bianca, proprio non ne vuole sapere.



Il feldmaresciallo Albert Kesserling, è un uomo di polso: veterano della Grande Guerra, è stato tra gli organizzatori della Luftwaffe, la temuta aviazione militare nazista. Ed anche allo scoppio del secondo conflitto mondiale, non fa mancare il proprio apporto al Fuhrer: contribuisce fattivamente all'invasione della Polonia, alla Campagna di Francia e alla battaglia d'Inghilterra, mentre riveste un ruolo marginale nell'Operazione Barbarossa, la delirante campagna di Russia lanciata da Hitler, dopo titubanze e continui rinvii, il 22 giugno del 1941. Uno come Kesserling, aquile e croci di ferro rigorosamente in bella mostra, non è un tipo che si fa troppi scrupoli. Civile o in divisa, il nemico, nella logica kesserlinghiana, va stroncato: durante la seconda guerra mondiale è stato il regista di alcuni tra i più feroci bombardamenti ai danni di agglomerati urbani. Ed è ad una personalità come la sua, che il Fuhrer, nell'Ottobre del '41, affida il timone delle operazioni sul Meditarraneo. E, mentre in Nordafrica, si generano attriti con l'ingombrante figura del generale Rommell - quello di El Alamein per intenderci - sul fronte italiano, i rapporti con i dirigenti fascisti, decisamente meno totalizzanti rispetto alla figura della Volpe del Deserto, sono più distesi e concilianti: dopo l'armistizio del '43, Kesserling, assume il comando supremo di tutti i battaglioni nazisti in Italia. E, dalla stanza dei bottoni, manovra le svastiche a proprio piacimento, tutt'al più chiedendo lumi al Fuhrer. Che per la difesa del Nord Italia, dalla minaccia alleata, portata con insistenza dalle maestranze al soldo del generale Harold Alexander, nutre grande fiducia nell'alacre e certosino lavoro del feldmaresciallo.

Vagliata la situazione, per imbrigliare gli alleati, decide di allineare le sacche di resistenza lungo i rilievi delle Alpi Apuane. E' la Linea Gotica: trecento chilometri di campi minati e postazioni d'artiglieria, che s'estendono da Massa a Pesaro, dalle colline della Garfagnana fino all'Appenino Modenese. Dall'8 Settembre del '43', ha diviso coscienze e separato identità: di là gli Alleati, di quà nazisti e repubblichini.



A Sant'Anna di Stazzema, però, si raccolgono gli sfollati e, tutto sommato, la vita scorre via in maniera relativamente tranquilla. Quando, però, la mattina del 12 Agosto del 1944, gli uomini al lavoro nei campi, avvistano strani bagliori in cielo, si avverte nell'aria che qualcosa di indicibile sta per accadere. Sono i soldati tedeschi della 16. SS-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS. Guidati dall'occhialuto generale Max Simon, tre reparti del sedicesimo reggimento, risalgono le acciottolate mulattiere. Marciano a passo spedito, mentre un quarto plotone si preoccupa di ostruire le possibili vie di fuga. Non sono soli: a fargli da Cicerone ci sono alcuni fascisti collaborazionisti. Allo scoccare delle sette il paese è circondato. Come topi in gabbia, gli abitanti non possono più sottrarsi al proprio destino. Nelle case e tra le viuzze, nei campi e nella chiesa, serpeggia il panico. La popolazione inizia ad agitarsi: gli uomini hanno paura di una deportazione e trovano rifiugio nei boschi. Diversamente si comportano donne, vecchi e bambini: convinti che nessuno potrà mai torcergli un capello, decidono di non abbandonare le proprie abitudini, rinunciando a scappare. Intanto i tedeschi sono alle porte delle città. L'incessante incedere degli scarponi sul selciato si sovrappone al frastuono delle raffiche d'artigliera. Arrivati a Sant'Anna, inizia il rastrellamento: i nazisti sfondano le porte, entrano nelle case, sequestrano persone. Quindi partono i colpi di rivoltella. Li ammazzano. Poi li chiudono nelle stalle e appiccano il fuoco. Ad altri l'agonia viene prolungata: gli intimano di allinearsi, li mettono in fila indiana, prima di trascinarli in piazza. Qui, proseguono il proprio folle disegno omicida: le sventagliate delle mitragliatrici lasciano a terra quasi seicento persone. Non è finita. Vanno in chiesa, requisiscono le cassapanche e le ammassano addosso ai cadaveri. Poi cospargono il tutto di benzina e danno via al falò. Quando ll partigiano Elio, che poi sarebbe Toaff, fino a pochi giorni fa rabbino capino di Roma, scende a valle in cerca di rifornimenti, trovando l'uscio della catapecchia aperto, ormai non c'è più nulla da fare: l'eccidio si è già consumato. La scena che gli si para dinnanzi è raccapricciante. La padrona di casa, seduta di spalle, di fronte ad un tavolo, sembra ancora in vita. Toaff gli si avvicina e prova a scuoterla. Una fugace pacca sulla spalla, poi la macabra verità: i nazisti gli hanno squarciato il ventre con una baionetta; poi, non soddisfatti, hanno infierito anche sul feto, crivellandolo di colpi. Non c'è limite all'orrore: insieme ai compagni della Brigata Garibaldi X bis "Gino Lombardi", proseguono il giro del paese, rovistando nelle abitazioni fumanti, fino a fermarsi nel piazzale antistante la Chiesa. Qui, vengono sorpesi da un miasma insopportabile: è quel carnaio al centro della piazza ad emanarlo. Li hanno rastrellati dappertutto: dal Colle, da Vince, da Pero. Poi, secondo la storiografia ufficiale, ne hanno giustiziati cinquecentosessanta, di cui centotrenta bambini: solamente trecentonovantuno di essi verranno in seguito identificati. Non si fermeranno: soltanto un mese più tardi gli uomini di Simon, come al solito coadiuvati da quelli alle dipedenze di Walter Reder, replicheranno l'opera grandguignolesca in località Monte Sole, presso Marzabotto.



Del lungo codazzo giudiziario, fatto di carte bollate e udienze, di istanze e di ricorsi, non intendo parlare. Questa è la storia: penso basti per farsi un'idea su quello che rappresentò l'eccidio di Sant'Anna.



Dimenticavo: a Sant'Anna, sul poco distante col di Cova, è stato eretto il Monumento Ossario: una scultura in pietra, scolpita dall'artista locale Vincenzo Gasperetti, al di sotto della quale, sono conservati i resti delle vittime dell'eccidio.


 
a cura di Lacerenza Vincenzo
fonte aviglianonline.eu