CH’OSÈ ADD'ACCÙSSÌ

07/11/2014
CARO CARBURANTE, CARISSIMO DISTRIBUTORE…
 
Potremmo pensare di aver appena letto il prologo di una missiva dai toni confidenziali, se non, addirittura, affettuosi, invece, è solo il titolo di brano che raccoglie esperienze quotidiane e si riverbera in una triste riflessione: quella sull’attanagliante durezza dei tempi, nei quali spregiudicati truffaldini e disonesti operatori prosperano speculando come sciacalli in un campo di guerra. È la crisi che viviamo ininterrottamente dal 2007, e, con sempre maggiore intensità. Da allora sono cambiati ben quattro Governi, sono accaduti fatti e misfatti… ma, ahinoi, siamo ancora così, in balia delle onde! Il ceto medio non c’è più. In tantissimi, sul baratro delle povertà, che ha visto rinfoltire le sua fila sino a trasformarci in un esercito di malconci e scalcagnati soldatini. A proposito di metamorfosi, quanto sono lontani i tempi in cui leggendo Perrault, si restava rapiti dall’immaginario. Qui, adesso, La bella addormentata non ha risposto (temo) all’ultimo bacio iridato degli elettori nel 2013. (La relazione ISTAT dell’ottobre scorso vomita dati indicativi di una drammaticità assoluta: il 28,4% del Bel Paese è a rischio povertà o esclusione sociale, le famiglie che si trovano nella fascia di povertà relativa sono 12,6%, quelle in povertà assoluta sono il 7,9% . Non c’è giorno diverso da quell’altro trascorso. Non c’è giorno diverso da quello di la da venire, checché se ne ascolti dall’imbonitore di turno…purtroppo. Il battello, si è detto, ha lasciato Capo Horn e si avvia alla calma della Baia. «Siamo all’ultima spiaggia, affidiamoci al nuovo Capitano» Ma i marosi continuano, impietosi! L’esercizio mnemonico si dilata al punto di sbiadirsi e rimanere immobile, cristallizzato, inchiodato, sospeso nel camerino delle ricorrenze. Non si distinguono più le belle giornate di sole da quelle belle piovose, da quelle belle ventose, nebbiose, nevose. Tutte con-fuse in questa nuova materia ciclopica che è la crisi al limite della disperazione. Ad aggravare le cose, il comportamento di maldestri commercianti o di gestori di pompe di distribuzione carburante il cui costo elevato incide e non poco sui bilanci familiari, tanto da averci costretto a rimodulare il “piacere” del tempo libero. Trascorrere una serata fuori casa, magari solo al cinema, è un lusso che non ci può più appartenere, una pizza men che meno. Per fortuna, qualche libro, ma di versione editoriale economica, possiamo ancora permettercelo, come pure “assistere” ad una vernissage grazie al servizio pubblico di RAI 5 o alla disponibilità del Social Net. Una corsa continua ci toglie spazio è qualità. Tante le insidie che bisogna dribblare, la disonestà degli speculatori che non vengono controllati come dovrebbero, infatti non solo le cronache, ma anche esperienze dirette, riportano di truffe perpetrate quotidianamente da parte di commercianti disonesti a nostro danno, quando facciamo la spesa o quando si riforniamo di carburante. È capitato a me, la scorsa domenica pomeriggio, quando mi sono servito di un distributore automatico del mio Paese, utilizzando non direttamente l’appendice del veicolo, ma una tanica (per l’occasione è stata anche rivelatrice). Il dato certo lo ha rappresentato solo la mia banconota da cinque euro, che ho imboccato nella macchinetta “divoratrice”, per vedermi comparire, in ordine, ed in bella mostra sul display: l’importo versato (5,00 euro), il prezzo unitario del carburante diesel (1,699 €/l) e la quantità erogata (2,94 l). A fronte della dichiarata quantità erogata, e della certezza del versamento da me eseguito, ho stimato che nella mia tanica la quantità di carburante erogato era di meno di quella dichiarata, così, dopo essere arrivato a casa, per sciogliere l’amletico dubbio, ho provveduto a verificare la correttezza della corresponsione, utilizzando come strumento comparativo della capacità, una bottiglia di acqua da due litri. Non ci crederete, ma la mia stima non era sbagliata. A meno che la bottiglia non riferisse di una sconosciuta unità di misura, mancavano all’appello 0,45 litri del prezioso carburante, per un costo aggiuntivo di euro 0,765 (1.480 vecchie lire!), cioè a dire il 15,30 % in più e non dovuto. Considerato che il costo medio annuo di carburante per chi è costretto ad utilizzare la macchina e non i servizi di trasporto pubblico, è di circa 1.500 euro, versiamo a questi impostori un importo NON DOVUTO di oltre 250 euro. «Ad aver compagno al duol, scema la pena!» si potrebbe dire, ma qui c’è poco da fare gli spiritosi o maramaldeggiare. Qui la faccenda è seriamente preoccupante. Bilance truccate, che riportano un peso probabile, ma in danno per il consumatore; erogatori di carburati che dicono capacità erogate fantasiose… noi consumatori siamo quella rana che non scappa dall’acqua bollente perché ci siamo messi nel recipiente quando era fredda e il bravo cuoco, a poco a poco ha innalzato la temperatura! Ovviamente, non faccio di tutta l’erba un fascio, ma semplicemente evidenzio come negli ultimi tempi siano state scoperte diverse truffe, da parte della Guardia di Finanza, o, fatte emergere grazie all’attenzione di servizi giornalistici televisivi. Trovarsi costretti a pagare un qualcosa di non dovuto ed essere costretti a privare i nostri cari e a noi stessi del necessario, fa rabbia, è mortificante. Tornando alla mia esperienza di domenica scorsa, al netto della misurazione “empirica” mi chiedo e chiedo: Esiste l’Ispettore Metrico? Le Autorità hanno contezza di quanto accade? Avvertono la necessità di tutelarci, avviando una CAMPAGNA DI CONTROLLO SISTEMATICO? Chi sa che mondo diventerebbe se mettessimo tutti a servizio della scaltrezza e della furbizia il nostro intelligere. Personalmente, non lo escluderei!
 
a cura di Donato Claps
fonte aviglianonline.eu