CH’OSÈ ADD'ACCÙSSÌ

21/09/2014
AVIGLIANO - PANORAMA IN CANTO
 
Prima che la meteorologia assurgesse a materia scientifica e fondasse su di modelli matematici, i risultati delle sue previsioni riflettevano la pratica empirica, così che, un angolo di cielo cinerino, una particolare folata di vento o la sua intensità, l'eco lontano di un qualche tuono od anche il taglio di una luce insolita, erano fortemente indicativi di un probabile conseguente scroscio di acque. I contadini (più di altri e per ovvi motivi) si allertavano e, se del caso, correvano a “mùglià lù mùhànd” per evitare che “gli cicc’ mis’ assùcuà” si bagnassero, pregiudicando così l’esito del raccolto, col solo risultato di vanificare il patimento e la dura fatica sofferta. Fagioli, ceci, cicerchie, rappùlucièdd e granoni “sono” qua. Li vedo. Disposti nella piccola aia del “mio” modesto agro. I panciuti frutti, con ordine preciso seguono il dolce acclive naturale e si crogiolano al sole settembrino. Li osservo dondolando dall'amaca, non mi sembra invidino i risultati operosi dei più famosi Ferroni o Lega. Di là, oltre la pergola rigogliosa del frutto vermiglio, trapunta dal variopinto pampino, il profilo familiare di tetti rosso-muschiato, risolti come di un magico lampo. Spiccano, stagliati al cielo, i campanili del Calvario, della Chiesa Madre e di San Giovanni: chiamano gli uomini di buona volontà, alle Odi, al Vespro e alla Novena. Scruto. Tra flutti di nebbia - di quelle che non distinguono un precisa stagione, ma che annunciano il sole - appare la sottile linea che confina tra cielo e terra. Si disegna, perdendosi completamente in un nuovo, immaginato, soggetto: la volontà. Rapita, come la Sabina, rifugia il suo corpo e si ancora al cuore: il mio! Con tocco geniale, si estranea e resta "occhio limpido del mondo". Mi spingo a cercare. Scorgo, rovisto. Ricavo. Un’energia formidabile e un desiderio irrefrenabile. Mi spingono a cullare i miei ricordi. Eccoli che rifrangono alee e profumi. Amori trascorsi, ginocchia sbucciate, la blouse distinta dai suoi preziosi bottoni d'avorio. Tanto altro è in fila, ben ordinata, come i soldatini di creta del mio piccolo esercito di allora. Nel platonico rapporto, tra ombra ed essenza, il paesaggio si libera dalle sue imitazioni. Non esprime più il “fenomeno”, ma la sua essenza, che è finalmente scevra dalle sue costrizioni. Il desiderio non è mimetizzato e si lascia raggiungere nella sua dimensione originaria. I suoi artefici, sparpagliati ora si accavallano: Pòlda, lasciva, mostra a distanza di sicurezza il suo pube crespo; il passo dei Maestri, cadenzato dal tacco emaciato, suona nella Piazza sostando a ritmo regolare per il necessario chiarimento. É domenica. Don Mimì, dalla pronuncia inimitabile, recita “Fate questo in memoria di me”. Ho le mani giunte in preghiera... poco prima del bagliore dell'Eucarestia, donata a tutti. Vinti e vincitori. Disposti come punti fuduciari, di fuori la Chiesa, ci sono i prestigiatori - veri artisti, cantori, poeti, musici -, con l'omino goffamente teso nel velluto lucido, annunciano che é festa. Incrociano, muovono, catturano, liberano farfalle e uccelli, piume e fardelli. Il pingue imbonitore, più in là, urla i suoi frutti. Abilmente li incarta e nasconde le tare alla massaia, beffata. Callifughi, pomate, unguenti sono la miracolosa panacea, acquistata per il modico prezzo di dieci lire. Il banco sbilenco l'ha messo là, a ridosso del giurista, che, ammutolito nel bronzo, guarda, da sempre, a quadrupla altezza d'uomo. L'orologio, quello stesso di sempre, scandisce il suono, ma è un altro tempo. Diverso da quello. É adesso. Una nuova ora nona! In giro per il mondo, ora, c'è la guerra globale. Un brivido mi percorre sbiadendo all'infinito la gia fragile quiete. Urla, pianti e silenzi sono il nuovo canto che le macerie intonano. Altro che squittii, e belati, e latrati, cui assistiamo sgomenti. Il ruggito felino, ora custode distratto del nostro nocciolo, non si riverbera più. Non c'è più “Artieri”. Solo tante stanze, vuote, di attrezzi arrugginiti. Che ne è stato di Calliope, che ne è stato? Ha solo sostato il suo passo. Per fortuna non l'ha ceduto: nè al bravo giocoliere nè al suo fine battitore. Spero!
 
a cura di Donato Claps
fonte aviglianonline.eu