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12/11/2016
PIL PIÙ FORTE, MA IL LAVORO NON C’È
È necessario introdurre la decontribuzione per le nuove assunzioni
 
Il Rapporto Svimez mette in evidenza che se riparte il Sud cresce l´intero Paese ma anche che, nonostante l’incremento del Pil, “più forte” per la Basilicata, il “punto debole” è sempre il lavoro che non c’è. Non può soddisfarci qualche punto percentuale in più nell’occupazione specie se il tasso di disoccupazione “corretta” e – aggiungiamo sottostimata – è al 21,3%, i Giovani Neet sono 42.800 e la quota di emigranti dalla Basilicata in possesso di laurea è peri al 31,3%. Intanto, non è una novità, la certificazione della Svimez che la crescita dell’economia lucana è dovuta principalmente alla Fca di Melfi, al turismo, all’agricoltura ma anche all’accelerazione della spesa dei fondi comunitari della precedente sessione. Lo stesso rapporto, però, segnala come sia ancora alto il divario tra il Mezzogiorno e il resto del Paese: per questo, vi è la necessità di sostenere la ripartenza del Sud, attraverso una politica di crescita globale di tutto il territorio italiano. Non servono politiche speciali ma azioni valide che prevedano una maggiore intensità di aiuti e risorse, per l’Italia intera e, soprattutto, per il Sud. È necessario, dunque, introdurre la decontribuzione per le nuove assunzioni, accelerare gli investimenti, spendere presto e bene le risorse dei fondi comunitari del 2014-2020, dare pieno avvio ai Masterplan per il Sud. Fondamentale, inoltre, il rilancio dell’industria manifatturiera. bisogna ripartire dal documento e dalle proposte fatte, nei mesi scorsi, da Uil, Cisl, Cgil e Confindustria, finalizzato a rimettere al centro l’impresa manifatturiera come volano di crescita. Le risorse, non ancora sufficienti (circa 100 miliardi nei sette anni dal 2014 al 2020) saranno utili solo se destinate a progetti strategici: infrastrutture utili ai collegamenti con i mercati, politiche di inclusione sociale non assistenziali, sostegno all’innovazione e alla formazione, incentivi all’occupazione finalizzati alla crescita reale del numero di persone, giovani in primis, che lavorano. La prima tappa sarà quella di modernizzare, responsabilizzare e attrezzare le amministrazioni nazionali e locali in modo tale da gestire sapientemente questa opportunità. E se le tanto citate politiche attive del lavoro devono essere considerate il cuore del contrasto alla “non occupazione”, è doveroso che la politica e il Governo facciano seguire i fatti alle condivisibili proposte. Purtroppo il cuore di questa funzione essenziale, che in gran parte dell’Europa si fonda su servizi efficienti e sostenuti con corposi investimenti, in Italia è debole e fragile. I nostri centri per l’impiego sono in gran parte del Paese affidati, quasi esclusivamente, alla dedizione e alla capacita dei pochi operatori che, con un decimo delle risorse umane ed economiche rispetto alla Germania, devono fornire tutele, servizi, assistenza a milioni di persone, in gran parte disoccupati. Ecco perché la Uil appoggia le equilibrate richieste dei lavoratori dei Centri per l’impiego a partire dal dare certezze alla continuità delle attività attraverso il rinnovo delle convenzioni tra Governo e Regioni, con l’implementazione delle risorse come annunciato dal Ministro del Lavoro e stabilizzare i 2.000 operatori “precari” che da anni contribuiscono a mantenere in piedi l’attività. Sullo sfondo rimane la necessità di investimenti cospicui e strutturali a tutto l’impianto delle Politiche attive fin dalla prossima Legge di bilancio. Infine su “Matera 2019” che si candida a diventare una importante opportunità per l’intero Mezzogiorno la Uil rilancia l’allarme sui ritardi nella programmazione che si stanno acuendo sempre di più. E’ dunque prioritario innovare profondamente l’intero ciclo di programmazione, favorendo processi di coinvolgimento degli attori di contesto e delle forze sociali. Serve una netta discontinuità con le procedure e modalità operative utilizzate nel passato attraverso strategie e finanziamenti mirati, monitoraggi e verifiche sistematiche, tali da liberarci dalla distribuzione di risorse a pioggia. Occorre perciò trovare urgente sintesi delle differenti vedute e posizioni e creare i presupposti per un clima politico-istituzionale il migliore possibile per centrare tutti gli obiettivi necessari per non vanificare questa grande occasione che segnerebbe un punto di svolta storico per Matera ed i territori circostanti.
 
Carmine Vaccaro - Segretario regionale UIL Basilicata
fonte LA NUOVA DEL SUD
categoria: ATTUALITÀ