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12/11/2016
NON DOBBIAMO, NON VOGLIONO, NON POSSIAMO CHE DIRE NO
Qui si parla di scrittura della legge fondamentale dello stato
 
I padri costituenti andavano dai liberali ai comunisti del partito bolscevico. Oggi, come allora, occorre un grande spirito di patria e di popolo. Occorre che tutti noi ridiventiamo padri e madri costituenti, per difendere la nazione dall’unica vera nefasta alleanza politica, affaristica, finanziaria ed elettorale: quella fatta da Renzi, Verdini, multinazionali e finanza internazionale. Un establishment che detiene il potere politico ed economico del paese.

Ad iniziare da confindustria, per continuare con le lobby della finanza e del Petrolio, proseguendo con le multinazionali (in primis la Fiat di Marchionne) e finire con le testate giornalistiche e tutte le televisioni pubbliche e private, c’è un sistema di potere schierato con il SI. Per questo noi dobbiamo dire NO a Renzi e alla sua delirante riforma che ha l’obiettivo di instaurare un governo oligarchico per tutelare gli interessi di questo establishment.

Noi, tutti insieme, ognuno con la propria identità politica e ideologica, dobbiamo difendere la Costituzione della Repubblica Italiana. La Carta che stabilisce e regola il vivere civile e democratico di questo paese e quindi anche la contrapposizione ideologica e valoriale che c’è tra le parti politiche, tra il loro modo di vedere e pensare al mondo, alla società, alla loro evoluzione, al loro progresso. È un dovere civile e morale. Ora é il tempo di tornare a stare assieme per consentire che questa contrapposizione democratica di idee, di valori e di progetti, possa ancora continuare ad esistere, senza precipitare nel vuoto che racconta il nulla a carattere totalitario.

Un totalitarismo che si concretizza lì dove c’è una sostanziale erosione della democrazia contemplata in una riforma voluta da un governo supportato da una risicata maggioranza di nominati, oltretutto eletti attraverso una legge incostituzionale.

Qui si parla di scrittura della legge fondamentale dello stato, che deve essere, per buon senso, competenza del parlamento che rappresenta il popolo sovrano. Ad iniziare dalla fine del bicameralismo perfetto e dal Senato dei 100 senatori non eletti dal popolo. Sarebbe in grado di garantire stabilità politica e partecipativa? Assolutamente No! Per continuare con la fine del regionalismo. L’assetto regionale ne uscirebbe devastato, perdendo ogni competenza in merito a politiche energetiche, infrastrutturali e turistiche. Il Senato ”rappresentante delle autonomie territoriali” sarebbe una mera enunciazione, poiché continuerebbe ad essere organo dello Stato centrale, ma non potrebbe legiferare su materie di interesse regionale.

Regioni degradate, quindi, a livello meramente amministrativo. Una riforma che mira all’indebolimento ed all’annientamento delle autonomie territoriali, ovvero di organi fondamentali dello Stato, pone le condizioni per la distruzione della democrazia e le basi perché si finisca nelle mani di un unico decisore. Noi a tutto questo non dobbiamo, non vogliono, non possiamo che dire solo e con forza No!

 
Donato Ramunno
Dirigente Nazionale FI-AN
fonte LA NUOVA DEL SUD
categoria: POLITICA