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26/03/2016
IL MORTO LUCANO PER “FEBBRE SUINA” È SOLO UN CASO ISOLATO
Lo dice Antonio Picerno, direttore sanitario dell’ospedale «San Carlo»
 
La morte del 44enne aviglianese colpito dall’influenza suina e deceduto lunedì scorso, ha profondamente scioccato la comunità, che commossa si è stretta attorno ai figli ed alla moglie. L’uomo era stato ricoverato proprio lunedì nel reparto Malattie infettive dell’ospedale San Carlo di Potenza e successivamente trasferito in Rianimazione a causa del peggioramento delle sue condizioni. Le analisi di tipizzazione del virus, eseguite presso il laboratorio specializzato del Policlinico di Bari, hanno confermato che si trattava proprio della A/N1H1, un ceppo virale proprio dei maiali che, da alcuni anni, si è adattato all’uomo e si trasferisce non più da animale a persona ma da persona a persona. Al dolore per la morte di un giovane padre e marito, si unisce in queste ore anche la preoccupazione per un virus che spaventa. Ne abbiamo parlato con Antonio Picerno, direttore sanitario del nosocomio potentino. «Le complicanze che hanno portato al decesso del paziente – ha spiegato Picerno – rappresentano un caso isolato e non c’è nessun allarme o rischio di pandemia. La N1H1 rientra nei virus influenzali, che quest’anno stanno avendo un picco tardivo, e non ha sostanziali differenze con altri tipi di virus influenzali: ogni malattia virale porta con sé situazioni di rischio, soprattutto per anziani, bambini e persone defedate, immunodepresse. Poi c’è anche una percentuale, anche se molto bassa, di soggetti sani, come il caso del paziente deceduto, che possono avere complicanze serie, soprattutto dell’apparato respiratorio. Ma parliamo di numeri minimi, che non devono creare allarmismo ». «Importante – continua Picerno – è la prevenzione. Il vaccino antinfluenzale somministrato quest’anno conteneva anche gli antigeni per questo tipo di virus, quindi è importante che le campagne vaccinali siano sempre le più ampie possibili». Quando sospettare l’influenza suina? Quando correre in ospedale? «La N1H1, come tutte le altre influenze, ha solitamente bisogno solo di cure domiciliari e farmaci sintomatici, come gli antipiretici per la febbre, ad esempio. Se ci sono complicanze il medico di base può decidere per una terapia antibiotica o antivirale e, solo in casi ritenuti da lui opportuni per complicanze importanti, far ricoverare il paziente in ospedale». Il contagio ed i sintomi, così come le cure, sono quindi simili a quelli dell’influenza stagionale, così come la sua gravità o meno. Esclusa anche la possibilità di trasmissione attraverso il consumo di carne di maiale e dei suoi derivati.
 
Sandra Guglielmi
fonte LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
categoria: ATTUALITÀ