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01/06/2014
UN PERMESSO PER LAVORARE MA OSSESSIONAVA L'EX MOGLIE
I carabinieri: «L'attività lavorativa era solo una copertura»
 
AVIGLIANO - Era accusato di violenza in famiglia e di aver fatto lo scalpo a sua figlia. E per questo era finito agli arresti domiciliari. Aveva anche ottenuto il permesso di andare a lavorare. Ma l’attività lavorativa era solo «una copertura». Ora Vito Sileo, 53 anni di Avigliano, è stato arrestato. I carabinieri della compagnia di Potenza e quelli del comando stazione di Avigliano hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con le accuse di «minaccia, atti persecutori, violenza privata e inosservanza degli obblighi imposti dal Tribunale di Potenza».In particolare, i carabinieri della stazione di Avigliano - comandati dal maresciallo Carmine Cianciarulo - «hanno raccolto materiale probatorio - si legge in un comunicato diffuso ieri dal comando provinciale dei carabinieri - in ordine alle reiterate violenze in danno della ex moglie e delle figlie, già nel passato 2013». Proprio gli elementi raccolti dai carabinieri di Avigliano avevano consentito l’emissione di un decreto restrittivo della libertà personale nei confronti dell’indagato. Le esortazioni, tuttavia - stando alla ricostruzione dell’Arma - sono totalmente cadute nel vuoto, come già fatto in precedenza, le chiamate mute sono state centinaia, come numerosi sono stati gli appostamenti e le minacce». Le indagini dei carabinieri hanno anche consentito di svelare che la «presunta» attività lavorativa, in provincia di Salerno, che doveva dimostrare la volontà di dare un taglio con le violenze e le minacce della precedente vita coniugale, era in realtà assolutamente inventata e che la maggior parte del tempo veniva trascorsa in appostamenti e inutili tentativi di approccio. Persino i testimoni delle violenze • sentito dai carabinieri del maresciallo Cianciarulo - non sarebbero scampati alle minacce e alle intimidazioni. «Anche la loro vita - ritengono i carabinieri - era divenuta una gabbia di paure». Sileo è stato quindi condotto nella casa circondariale di Potenza, a disposizione dell’autorità giudiziaria. «In assenza di qualsiasi fatto nuovo -commenta il difensore di Sileo, l’avvocato Gaetano Basile - si tratta di una mera inosservanza degli obblighi imposti dal Tribunale di potenza. È per questo che la misura è stata aggravata».
 
Fabio Amendolara
fonte LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
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