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13/01/2014
PICERNO, IL PONTE “MALEDETTO” TEATRO DELL’ENNESIMO SUICIDIO
il gesto estremo di un ragazzo, il primo del 2014: necessaria una riflessione
 
“Una di queste mattine/Tra non molto tempo /Mi cercherai/Ed io non ci sarò più”. Dopo aver letto sulla Nuova del Sud della tragica morte di un giovane di 25 anni eccomi qui, purtroppo, a scrivere un’altro articolo sul suicidio che non avrei mai voluto scrivere dedicato a questo ragazzo, abitante nella contrada di Canaletto che fa da confine tra Potenza ed Avigliano, che con un cognome quale Summa è sicuramente di origine aviglianese. Una morte questa per mezzo di quella che spesso appare come l’unica via d’uscita: il suicidio che gli esperti liquidano come “l’espressione di una anomalia dell’istinto più importante, quello della conservazione, con un atto col quale l’individuo si procura volontariamente e consapevolmente la morte.”. Molte sono le domande che ci si possono porre a riguardo sulla verità perché un giovane di 25 anni compie una serie di atti volontari che lo portano al suicidio per impiccagione raggiungendo il famigerato ponte di Picerno chiuso ai mezzi pesanti e aperto ai suicidi. Da ricacciare nei motivi: esistenziali, di disperazione, di vendetta, di ricongiungimento. Ma non tutte le conosciamo, nè a tutte sappiamo dare una risposta. Siamo sicuri che non si è ucciso per uccidere, usando il suicidio per vendetta verso la società perché all’interno manca la possibilità di comunicare, di avere un dialogo?. Comunque resta che è una morte crudele, e la forza che erompe da essa, e “di cui tutti parlano per mezze frasi”, si richiude saldamente su se stessa ogniqualvolta si cerchi di delucidarla, di metterla a fuoco. Ancora una volta ciò che non può essere capito, analizzato, destabilizza che impone alla coscienza invasata, generale della società una subdola reazione, che consiste nell’uniformare l’elemento spaesante insidiandosi in esso, al fine di condurlo all’autodistruzione. “il suicidio è solo maschera di un vero e proprio omicidio.”. per questo Guido Morselli, nel suo Diario (postumo) del 1988 afferma: “Nessuno si è mai tolto volontariamente la vita. Il suicidio è una condanna a morte della cui esecuzione il giudice incarica il condannato.”. Quanto ascolto “One of these mornings”, ogni volta penso a tutte quelle persone che arrivano alla fine della propria esistenza decidendo di raggiungere lo Sheol dove sicuramente non c’è niente di speciale per cui bella o brutta meglio combattere su questa vita, contro gli amori come contro una società che si dimentica del prossimo. E vorrei fare un appello ai mass media chiedendo che facciano riferimento all'effetto Werther, usando quindi molta cautela, prima di dare la notizia del suicidio di un giovane come di un anziano, il primo del 2014 in Basilicata.
 
Enzo Claps
fonte AVIGLIANONLINE.EU
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