BOCHICCHIO SIA CHIARO E SPIEGHI SE LA REGIONE L’HA “BLOCCATO”

Sull’Asi il consigliere regionale Rosa (FdI) invita l’ex commissario a “non lavarsi le mani” e fare i nomi

POTENZA - «Bochicchio deve chiarire se è stato lui incapace a gestire il Consorzio o se la politica dei Palazzi regionali l’ha bloccato». Tuona Gianni Rosa, capogruppo in consiglio regionale di Fratelli d’Italia. Ieri l’ex amministratore unico Antonio Bochicchio dalle pagine del Roma ha spiegato in modo generico come si è arrivati al buco che ha portato al crack. Ma la questione del Consorzio industriale Asi di Potenza scotta. E continuerà a scottare almeno fino a quando le responsabilità non verranno chiarite. L’urgente manovra per il salvataggio, necessita di un Commissario Straordinario per garantire l’espletamento dei servizi essenziali forniti dall’Ente, nello specifico si tratta di depurazione di acque e fanghi, erogazione dell’acqua potabile, trattamento di rifiuti liquidi speciali, manutenzione di strade, impianti di illuminazione ed aree verdi. Come stabilito dall’art. 21 della legge regionale n. 18/2017 , e dal disegno di legge della Giunta sulle “Disposizioni in materia di Consorzi per lo sviluppo industriale” la manovra è stata approvata -per far fronte all’urgenza- a maggioranza con 11 voti favorevoli e 4 voti contrari. Ascoltato sul tema il Consigliere Regionale Gianni Rosa, ha dichiarato al Roma: «La manovra di salvataggio ha confermato il fallimento della riforma Pitella sul Consorzio Industriale, la quale, nel dicembre di tre anni fa prevedeva un’azione di risanamento e rilancio dei consorzi, ma a distanza di tempo abbiamo dovuto sancire il fallimento dell’Asi, ed ora la Regione mette in cash 3 milioni di Euro per poter andare avanti ancora qualche mese. È chiaro che al di là di questi soldi, quello che preoccupa è la parte rimanente del buco, che esiste, e che la Regione non sa come affrontare. Come io temo, questi debiti finiranno sulla collettività. La cosa più grave, tra l’altro, è che quando si indaga sulle responsabilità e sul come mai questa riforma, che era stata presentata come la più bella al mondo e la più funzionale, Cifarelli non ha voluto parlare di responsabilità, ma di crisi economica internazionale. Evidentemente non ha voluto ammettere che sia l’azione politica, sia l’azione dell’Amministratore Unico è stata fallimentare» . La funzione originaria del Consorzio è di favorire la crescita industriale sull'intera area di pertinenza, che comprende 9 comuni, con l’obiettivo principe di realizzare nel tempo maggiori impianti e di migliorare, consolidare ed espandere quelli già esistenti. Evidentemente l’obiettivo non è stato centrato, poiché si parla di una “diseconomia” da 5 milioni di Euro l’anno, ossia soldi che uscivano ma non rientravano. Lei, Consigliere, come valuta questa situazione? «Le uscite sono superiori alle entrate anche in una economia familiare. Non è comunque normale che a fronte di un incasso di mille ne venivano spesi tremila. Bochicchio deve chiarire se è stato lui incapace a gestire il Consorzio o se la politica dei Palazzi regionali l’ha bloccato. In tre anni di attività di Amministratore cosa ha fatto? Loro stessi dovevano ridurre e fare un’azione di spending review sui costi, ma soprattutto dovevano cominciare a far funzionare il Consorzio. Vorrei infatti ricordare che lo stesso Ente consortile è proprietario di due depuratori, uno nella zona industriale di Melfi, ed un altro nella zona industriale di Viggiano, entrambi in passato producevano anche milioni di Euro di ricavo, mentre oggi sono fermi». Il Consorzio nacque nel 1961, oggi conta 9 aree industriali che si sviluppano, nell'insieme, pressappoco in 2000 ettari. All'interno degli agglomerati sono insediate circa 500 aziende, che danno impiego e sostentamento a 17.000 lavoratori.
02/12/2017 - autore: Emanuela Calabrese
fonte: ROMA

Back