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AMMINISTRATIVE AD AVIGLIANO: “SERVONO NUOVE ENERGIE”
 
 
A pochi mesi dalle elezioni amministrative, ad Avigliano la confusione regna sovrana.

Mentre il centrodestra ha iniziato, da tempo e con metodo, un confronto con il territorio per individuare candidature e definire il proprio programma, il centrosinistra, illudendosi di essere “l’ombelico del mondo” anzichè fare altrettanto, continua ad essere paralizzato dalla querelle tra i vari aspiranti alla carica di primo cittadino e sordo a qualsiasi istanza di rinnovamento.

Un atteggiamento frutto dell’inveterata abitudine di quanti, in virtù di una rendita elettorale che sembrava eterna, sono stati abituati ad affrontare le elezioni comunali come un affare da risolvere in famiglia, forti delle reti di protezione politica che riuscivano a garantire gli equilibri locali con opportune compensazioni nel sottopotere regionale. Condizione ve nuta meno con la sconfitta delle elezioni regionali che ha posto il gruppo dirigente locale difronte all’alternativa di “rinnovarsi o perire” di nenniana memoria.

Il che implica, necessariamente, un deciso passo indietro da parte di tutti gli attuali autocandidati i quali, al di là delle legittime ambizioni di ciascuno, devono contribuire a creare le condizioni di una nuova stagione politica ed amministrativa. Viceversa, ostinarsi ad ostruire la ricerca del miglior candidato Sindaco e, più in generale, di energie nuove per il rilancio di Avigliano significa, in fin dei conti, non volere il bene della propria comunità, con il concreto rischio di arrivare, alla fine, all’appuntamento elettorale con candidature estemporanee.

Occorre, invece, individuare un candidato che sia all’altezza della tradizione politica di Avigliano ed espressione di un programma basato su poche grandi priorità, prima fra tutte, il varo di un programma di manutenzione del territorio e riqualificazione urbana e rurale. In quest’ottica bisogna adoperarsi, sviluppando le opportune interlocuzioni istituzionali, per dare una destinazione all’immenso stabile dell’ex Riformatorio Giudiziario Minorile, che potrebbe diventare, alternativamente, la sede di una grande residenza per anziani di livello regionale gestita da operatori privati del settore, un ostello per universitari (vista la vicinanza con l’ateneo potentino) riqualificando tutta l’area circostante come un moderno campus, oppure la sede di laboratori di ricerca di enti scientifici o universitari.

Il tutto nell’ambito di una visione unitaria ed aggregante dello sviluppo del territorio comunale che punti a “ricucire” l’eterno dualismo centro/frazioni - ritornato di prepotente attualità - nel quadro della più ampia “nazione aviglianese”. La realizzazione di un circuito culturale ed enogastronomico unitario che, partendo dalla residenza federiciana di Lagopesole e attraversando i luoghi dell’epopea del brigantaggio si ricongiunga idealmente fino a Emanuele Gianturco e ai Quadri Plastici, potrebbe essere, ad esempio, l’occasione per potenziare e qualificare maggiormente un’offerta turistica dalle sicure ricadute economiche, valorizzando le sinergie tra le diverse iniziative presenti sul territorio.

Non meno importante sarà porre mano al riordino dei servizi pubblici comunali per migliorarne la loro qualità. In ogni caso, qualunque sia il programma che si intenderà realizzare, il primo impegno del futuro sindaco dovrà essere quello di attendere al suo compito a tempo pieno, facendo periodiche ricognizioni in tutto il territorio comunale per rendersi conto di persona dei problemi e delle esigenze della comunità, con la quale dovrà avere la capacità di instaurare un confronto ed un dialogo continuo, leale e possibilmente empatico.

Del resto la politica altro non è che la concreta capacità di gestire i problemi e presuppone impegno quotidiano, competenza e conoscenza dei dossier che si è chiamati ad affrontare. E’ auspicabile che il profilo del prossimo candidato Sindaco di Avigliano risponda a tali requisiti, se si vuole superare, in nome di un rinnovato spirito civico, la crescente disaffezione dei cittadini nei confronti di una “politica senza politica”, che è il vero tarlo che rischia di corrodere le nostre istituzioni.

FONTE LA NUOVA DEL 12/11/2019

 
inviato il 13/11/2019
da Andrea Pinto
per la categoria POLITICA