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ENZO BOMBA ED IL SILENZIO DELLA COMPLESSITÀ
 
 
Si chiuderà il 17 novembre la mostra personale di Enzo Bomba, allestita presso Palazzo Marsico a Pignola, con la curatela artistica dello storico dell’Arte Merisabell Calitri. Una occasione per confrontarsi con l’opera artistica di un pittore eclettico ed interessante nel promettente panorama artistico lucano.

Il testo critico della mostra raccoglie le descrizioni più efficaci dell’opera di Enzo Bomba. Lo riportiamo di seguito.

“Mi piace la complessità. Porta ad un rigoroso silenzio. Questo l’incipit della poesia pittorica di Enzo Bomba. Eccolo, diretto e spregiudicato, mentre confessa, sconfessandosi, la ricerca del difficile agli occhi. È semplice quel che è chiaro. Nella pulizia lineare dell’universo, delle forme e del pensiero applicato all’immagine, è di certo meno complesso avere una guida, un riferimento che tramite l’estetica del bello, ci conduca almeno solo nei pressi della giusta direzione.

Perché in arte la direzione è la metà stessa, è in sè traguardo ed obiettivo. L’artista, in questo caso, sceglie costantemente di negarla. Inconsciamente distrae, svia, inganna l’occhio curioso che ricerca l’uscita dal labirinto. Mentre crede di aver bisogno che il mondo comprenda, ostenta l’intrigo e si nega, continuamente. Quale il significato della sua opera? Bene, questa è l’unica domanda da non fare. Piuttosto torniamo a Creta, a Minosse, al filo d’Arianna e tentiamo di afferrare l’ineffabile nesso che guida le forme.

Esse altro non sono che surrogato del colore, sottoposte ad esso come lo è la luna col sole. “Non è mia la luce che vedete in me, ma è quella che viene dal sole e che io rifletto”. Quante volte la pittura di Bomba richiede di far voce alla luna, così da farsi non protagonista ma ammaliante e sincera.

Ecco allora, che per lui le parole hanno un senso solo dopo il lento processo di contemplazione, soltanto in seguito alla rincorsa di un significato e alla presa di consapevolezza che non si può, e se non si può non si deve, rivelare l’irrivelabile. La complessità del primitivismo, un ossimoro che tiene in unico caso: quando il concetto supera l’oggetto. La voce dei sensi interni supera ed oltraggia quella dei sensi esterni. Provate a guardare le donne di Enzo e non sarà complesso comprendere che sono loro l’ossimoro stesso, che in quella tanta materia, impastata e sovrapposta, a spiegare e a negare, vi è un solo grande e primitivo pensiero. Da disvelare? No. Da sentire, di pancia. Come si fa con le cose complesse, ma vere”.

 
inviato il 13/11/2019
da Merisabell Calitri- Storico dell’arte
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