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DUE VOLUMI DI DONATO ANTONIO TELESCA PER RIPERCORRERE LINGUAGGI, USI E COSTUMI
 
 
AVIGLIANO – Il popolo di Avigliano e delle frazioni circoscritte, forma il gruppo più omogeneo e più antico della nostra regione, grazie soprattutto alle sue particolari condizioni geografiche-culturali, legate principalmente a manifestazioni definite appunto popolari che rievocano ancora oggi, ricordi e momenti di gioia di un passato non troppo lontano che davano sapore ai giorni, ma che il frenetismo e il consumismo della vita moderna, purtroppo, stanno piano piano frantumando e cancellando.

Proprio queste tipiche espressioni folkloristiche di una volta sono state al centro di un dibattito curato dall’autore aviglianese Donato Antonio Telesca, figura ecclettica originaria della piccola frazione di Sant’Ilario, borgo in cui, da sempre prevale, un DNA e un forte senso di aviglianesità, ma che attualmente fa parte, dopo tante rivendicazioni storiche, politiche ed amministrative, del comune di Atella. Attraverso l’analisi approfondita di due suoi importanti volumi intitolati: “Sant’Ilario, Storia Tradizione Arte” e “Sant’Ilario, Rito Etnografia Mito”, presentati sabato scorso alla biblioteca della società operaria di Avigliano, Antonio ha voluto condividere insieme alla cittadinanza e alla sua gente, un momento importante di aggregazione dedito e rivolto a ripercorrere pensieri, linguaggi, usi e costumi.

Lo scrittore, attraverso le sue opere, ha di fatti toccato e condiviso con i presenti in sala vari temi, descrivendo e analizzando, grazie anche all’interpretazione e alla voce della docente e scrittrice locale pluripremiata, Donatella Gerardi, la storia dei nobili che hanno colonizzato la piccola frazione e la città gianturchiana, fino ad arrivare a raccontare la nobile storia di coloro che invece con il lavoro, il sacrificio e la fatica, hanno dato vita alla piccola contrada di cui l’intellettuale orgogliosamente fa parte. Interessanti, poi, sono stati anche diversi spunti e ricerche demo-etno-antropologiche, da lui effettuate, che hanno messo in luce tradizioni che parlano sicuramente di un sistema sociale di protezione identitaria.

Una profonda cultura popolare innervata dai saperi e dalle conoscenze popolari che hanno appunto richiamato all’attenzione di tutti antichi riti, oramai del tutto scomparsi, come “il rito dell’ acqua”, che veniva celebrato come strumento magico che proteggeva i suoi abitanti e l’intero territorio dalle alluvioni e dalle improvvise inondazioni, oppure come “ il rito della dea madre”, rituale mediante la quale, i suoi antichi abitanti affidavano, alla consanguineità e alla comunanza del suolo e della terra che coltivavano, i cardini della propria esistenza, costumanza, del resto, costituita da leggi che riflettevano il volere delle ciclicità delle stagioni e della natura.

Di notevole impatto, infine, è stato anche la grande abilità musicale del Telesca, che suonando alcune ballate, raccolte in un unico cd intitolato “Sant’Ilario Vita Nova”, è riuscito a delineare e a decantare, utilizzando aspetti linguistici tipicamente dialettali, attimi di vita vissuti che facevano parte di una quotidianità sicuramente arcaica e genuina. Una bella iniziativa è stata promossa nella cittadina di Emanuele Gianturco, un evento dai connotati etici ed educativi fortemente voluto dal presidente della società operaia del posto, Andrea Genovese e dallo storico ed esperto di arte urbanistica-architettonica, Francesco Manfredi, con lo scopo di ricostruire, da un punto di vista anche cronologico e temporale, quali sono state le vicende e le solide tradizioni che hanno portato alla nascita e alle origini della gloriosa “nazione” aviglianese.

 
inviato il 06/11/2018
da Angelo Lacerenza
per la categoria NEWS