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GIORNATA DELLA MEMORIA
 
 
Oggi, in questo particolare momento storico in cui ci troviamo, in una fase di forte smarrimento e di crisi valoriali, in tutta Europa l'antisemitismo è tornato come una lingua parlata da una sempre più ampia classe dirigente. Antisemiti riempiono parlamenti nazionali, basti pensare a quanto accaduto in Germania dove l’AFD, un partito giovane, ma che in 4 anni, cavalcando le note del populismo razzista è diventata la terza forza del Bundestag. Ma anche nel nostro paese, dove ad esempio, il caso Ostia risulta essere emblematico. In un territorio sfiduciato, che ormai poco crede nelle istituzioni, in un municipio sciolto due anni fa per infiltrazioni mafiose. Un passo in avanti del movimento neofascista Casapound che non si può ignorare, dal momento che ha più che quadruplicato i suoi consensi, passando dal un risicato 2 per cento alle comunali delle scorso anno ad un abbondante 9%.

Ci sono formazioni politiche che costruiscono il proprio radicamento sulla base della predicazione dell'odio etnico, dell'intolleranza. Torna in mille forme un sistema di mutilazione della dignità e della voce degli altri, ingigantita da alcuni massmedia.

Per questi motivi, oggi è necessario e doveroso ricordare e celebrare il “giorno della memoria”.

Abbiamo la necessità di tornare a riflettere su quella che fu negli anni trenta la costruzione, in Germania e nei paesi dell'Europa continentale, della più grande industria dello sterminio che sia mai stata messa in piedi nella storia dell'umanità. Abbiamo bisogno di riflettere e ricordare tutte le vittime (gli ebrei, i rom, i sinti, le varie minoranze etniche, le dissidenze politiche e i gay) deportate e finite dentro una gigantesca macchina della negazione della vita.

Serve ancora ed è importante interrogarci su come è potuto accadere che nel cuore più avanzato ed evoluto d'Europa nel secolo della modernizzazione, si sia potuto determinare quello strappo nella storia umana che è stato il nazifascismo. Abbiamo bisogno di farlo per capire come ancora oggi le varie forme di integralismo e di semplificazione della complessità rischino di portarci a deragliare, a regredire ad una dimensione di violenza barbarica.

Nella giornata della memoria è doveroso rimarcare quanto la becera dialettica utilizzata, anche in questa campagna elettorale, dove alcune forze politiche, speculando su paure e povertà, rischiano di diventare compartecipi di una cultura islamofobica e antisemita. Quanto accaduto nei giorni scorsi a Busto Arsizio a danno della Presidente della Camera Laura Boldrini, raffigurata come un fantoccio da bruciare in piazza rappresenta un’immagine violenta, sessista e razzista allo stesso tempo che di peggio non si poteva immaginare. La colpa se cosi si può definire della Presidente della Camera, nonché esponente di Liberi e Uguali è semplicemente quella di difendere e tutelare il diritto dei migranti di ricercare rifugio, protezione e futuro nel nostro Paese e nella nostra Europa.

In questo giorno della memoria, il mio auspicio è che in questa campagna elettorale si abbassino i toni, che si ritorni a mettere al centro del fare politica il bene comune e la salvaguardia di ogni individuo, tutelandone i diritti civili e sociali nonché la propria dignità.

Noi di Liberi e Uguali ci batteremo per politiche che conducano ad una società inclusiva e dove la legalità sia a salvaguardia di tutti. Uno dei temi di questa campagna elettorale si baserà sul fenomeno dell’immigrazione, fenomeno che va gestito in maniera lungimirante, rivedendo tutto il sistema dell’accoglienza nel nostro Paese e sapendo coniugare i diritti delle persone con la legalità.

Chi oggi specula sugli immigrati per raccogliere qualche consenso in più in termini elettorali si assume la pesante responsabilità di creare un clima che non aiuta il nostro paese ad uscire dalla condizione di precarietà a trecentosessanta gradi in cui versa, bensì finirà solo per alimentare odio e intolleranza.

Il futuro Governo dovrà come primo punto avviare una lotta senza quartiere contro l’evasione fiscale, in quanto c’è un dato oggettivo in questo paese e cioè che l’evasione toglie fondi alla scuola pubblica, all’università, alla ricerca, alla sanità pubblica, ai servizi essenziali per i cittadini e cancella nei fatti lo stato sociale che è alla base di una vera giustizia sociale e quindi di uno Stato civile. Il dato strumentale e opinabile, invece, è quello secondo cui il problema più grande in questo paese siano gli immigrati.

 
inviato il 27/01/2018
da Giannino Romaniello Consigliere regionale (Gruppo Misto – Art. Uno Mdp)
per la categoria RICORRENZE
 
 
 
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