IN EVIDENZA

 
REFERENDUM
 
 
L’Italia è ferma da troppo tempo e dopo decenni questa è un’occasione unica per farla ripartire approvando domenica la proposta di riforma.

Dopo mesi di dibattiti, confronti dialettici tra i vari comitati per il Si e per il No, domenica 4 tutti gli Italiani potranno, e dovranno, esprimere col proprio voto se approvare o meno la proposta di Riforma Costituzionale oggetto di consultazione referendaria.

Tanto si è detto e tanto si è scritto in questi mesi sul testo della riforma, in alcuni casi addirittura paventando derive autoritarie, annullamento del diritto di voto e alimentando un dibattito tale da far sembrare l’Italia, un vero e proprio laboratorio di diritto costituzionale, non risparmiando nemmeno il più piccolo centro della nostra penisola ed isole comprese.

Così come tanti i ricorsi di illustri costituzionalisti tutti smentiti dalle recenti sentenze !

Su tanto si è dibattuto, dalla “buona scuola” al “jobs act”, al “patto per il sud” ed in generale sull’operato del governo, su tutto tranne che sulla proposta di riforma, così come tanto si è “raccontato” dando spesso personali letture interpretative allo stesso testo.

Ma qual è realmente il resto della riforma sul quale noi tutti domenica prossima dovremmo esprimerci e soprattutto quali gli effetti delle modifiche proposte ?

Approvate il testo della legge costituzionale concernente
disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario,
la riduzione del numero dei parlamentari,
il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni,
la soppressione del Cnel e
la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione
”,
approvato dal parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016 ?

Questo è il testo del quesito referendario su cui ognuno di noi sarà chiamato ad esprimersi, non si voterà sull’indice di gradimento del Governo Renzi e né su altro.

Cosa produrrà nei fatti la Riforma Costituzionale se sarà approvata ?

Se domenica la Riforma sarà approvata si avrà finalmente il superamento del bicameralismo paritario che è come avere due consigli comunali che fanno la medesima cosa, si avrà definitivamente una notevole riduzione del numero dei parlamentari, dagli attuali 945 a 630, con l’eliminazione delle relative cospicue indennità, saranno definitivamente abolite le Province, con un risparmio complessivo stimato in 500 milioni di euro all’anno.

Finalmente le autonomie locali concorreranno direttamente alla definizione delle leggi di interesse delle Regioni e dei Comuni, il nuovo Senato di rappresentanza dei territori sarà il luogo deputato a discutere e a rappresentare le esigenze e gli interessi delle realtà locali.

Se verrà approvata la riforma sarà introdotto il principio di obbligatorietà del Parlamento a discutere in tempi certi le proposte di legge ad iniziativa popolare e con questo si sancirà definitivamente il principio di sovranità popolare.

Inoltre su alcune materie sarà affermato il principio di uguaglianza di ogni cittadino e di ogni singola regione, dalla sanità all’università sino alle infrastrutture necessarie per un reale e tanto atteso sviluppo del mezzogiorno d’Italia.

Nulla sarà mutato in merito ai poteri del Presidente del Consiglio o del Presidente della Repubblica vero garante della Costituzione e con essa della sovranità popolare.

Ampio e variegato il fronte del No, da chi ha asserito che la riforma muti pericolosamente l’ordinamento dello stato, sino a chi si è meramente autoeletto a difensore della Costituzione dimenticando, forse volutamente, di dire che, per stessa ammissione dei componenti dell’assemblea costituente nel 1948, l’attuale vigente carta è il frutto di un compromesso imperfetto dettato dalle condizioni storiche, politiche, economiche e sociali dell’epoca.

Gli stessi costituenti, e ve ne è prova negli atti parlamentari dell’epoca, se pur dando un carattere rigido alla prima parte della Costituzione per garantire la tutela delle libertà democratiche, auspicarono per il futuro un processo di revisione, di modifica, di correzione dei difetti e di adattamento alla nuova epoca.

A mio parere l’Italia è ferma ormai da tempo, bloccata da una asfissiante burocrazia che è freno allo sviluppo e alla stessa attuazione dei principi e dei diritti sanciti nell’attuale Costituzione.

L’attuale Costituzione non viene minimamente toccata nella sua prima parte, quella dei principi, dei doveri e dei diritti di ogni cittadino, ciò che viene modificato è la parte che definisce l’organizzazione pratica dello stato che sino ad ora non ha brillantemente fatto si che si attuassero quei principi e che si riconoscessero quei diritti ad ogni cittadino.

Se vince il Si e la riforma viene approvata l’Italia cambia, se la riforma viene bocciata tutto rimane come sempre.

L’Italia è ferma da troppo tempo e dopo decenni questa è un’occasione unica per farla ripartire approvando domenica la proposta di riforma.

La volontà o meno la si esprimerà e manifesterà domenica col voto, “una meravigliosa e allo stesso tempo tremenda responsabilità”, quella di decidere per il nostro futuro e per quello dei nostri figli.

Io convintamente il 4 dicembre voterò Si

 
inviato il 02/12/2016
da Antonio Pace, Comitato per il Si