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04/11/2015
ID: 1165
RELAZIONE SUL MASTERPLAN BASILICATA. IL LIBRO DEI SOGNI DI PITTELLA&RENZI
inviato da Gianni Rosa
per Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale
 

TESTO COMUNICATO NON FORMATTATO

Relazione sul Masterplan Basilicata. Il libro dei sogni di Pittella&Renzi Presidente e Colleghi, la seduta odierna vede all’ordine del giorno la discussione sul Patto per lo Sviluppo della Regione Basilicata all’interno del generale “Piano per il Sud”, solo ultima di tante misure che nel tempo si sono susseguite per sostenere il Mezzogiorno d’Italia. Mi sia concessa, in apertura, una digressione storico-politica: Salvatore Lupo, storico più vicino alle opinioni politiche di questa maggioranza consiliare che alle mie, in un suo recente libro definisce la questione meridionale come la Questione per eccellenza della storia italiana. E se il Governo Renzi, con lo stile da venditore di pentole che gli è proprio, ci propone l’ennesimo “Piano per il Sud” in 150 anni di governo unitario, a 60 anni dalla Riforma Agraria e dagli interventi della Cassa del Mezzogiorno, significa che la Questione è ancora lontana dall’essere risolta. E non è che poi si sforzi molto per risolverla: ricordo che il Masterplan è stato lanciato da Renzi l’8 Agosto scorso nell’ambito di una direzione del Pd, emblema della politica che parla alla politica, in cui denunciava che “la classe dirigente del Mezzogiorno non può esimersi dall'assumersi le proprie responsabilità” e che “il punto non è la mancanza dei soldi, ma della politica”. Credo che questo sia un riferimento non molto velato all’incompetenza di chi ci ha governato finora, cioè del Pd stesso. Sono parole di Renzi, Presidente, del suo segretario di partito e del suo Presidente del Consiglio. Ecco io mi sento, per una volta e solo per una volta, di associarmi a queste parole. Del resto le condizioni drammatiche in cui versa il Mezzogiorno d’Italia sono state fotografate, solo qualche mese fa, da un’impietosa analisi dello Svimez, che data la larga diffusione che ha avuto sui media, sulla stampa nazionale e anche all’interno del dibattito politico, mi limito qui solo a ricordare brevemente, nei suoi dati più significativi. Dal 2000 ad oggi, il Mezzogiorno è cresciuto meno della Grecia, a ciò si aggiungono: caduta degli investimenti, crollo dei consumi a tutti i livelli, allargamento dei divari sociali nel mercato del lavoro, frattura tra Giovani e Lavoro senza uguali nel resto d’Europa. Lo Svimez, erede di quella che fu la Cassa del Mezzogiorno, fotografa così la situazione: RISCHIO SOTTOSVILUPPO PERMANENTE. E proprio nei giorni seguenti alla pubblicazione dei dati di queste analisi, il Governo Renzi ammetteva l’esistenza del problema e annunciava il Grande Piano per il Sud da 100 miliardi di euro, promette “entro settembre” un masterplan per il Mezzogiorno. Peccato, poi, che questa discussione è rimasta, in realtà, solo una discussione tra ‘amici’. Ad esempio nelle 104 pagine che compongono la Nota di aggiornamento al Def: la parola “Mezzogiorno” compare in tutto due volte. Il termine “Meridione”, invece, non compare affatto. Mentre per ben due volte è menzionato il “Sud”: in una delle due si parla della Corea del Sud. Inoltre, il Piano per il Sud non trova contezza neanche nella legge di Stabilità in discussione in Parlamento. Pochi i segnali; a conferma che il Piano per il Sud è più una grande trovata mediatica di Renzi, che nel Sud intravede un importante bacino elettorale, che una reale soluzione ai problemi esistenti. Infatti, per il Sud, sono previsti solo gli 800 milioni di euro destinati alla bonifica dell’Ilva di Taranto, i 150 milioni di euro all’anno per il 2016 e 2017 per la riqualificazione della Terra dei Fuochi e gli investimenti per la realizzazione dell’Alta Velocità ferroviaria sulla tratta Napoli-Bari, che non toccano la Basilicata. La nostra Regione è interessata solo per 28 milioni in quattro anni da destinare a Matera Capitale europea della Cultura 2019. Tra l’altro scaglionati nel tempo, si partirà nel 2016 con 2 milioni di euro per giungere entro il 2019 ai complessivi 28 milioni di euro. Ma anche a voler andare oltre, ci chiediamo: in questa “grande attenzione” del Governo nazionale verso il Mezzogiorno, in quella che dovrebbe essere la grande occasione di rilancio del Sud, dove siamo noi Lucani? Presidente Pittella, lei, nel Consiglio del 20 Ottobre scorso, ci ha presentato la sua visione di questo Piano per il Sud, non tralasciando, al solito, di evidenziare i risultati economici che a suo avviso segnalano un’inversione della tendenza rispetto alle “condizioni non semplici” ereditate dalle gestioni precedenti. Ci preme ricordarle, innanzitutto, che lei è stato primo attore delle ‘gestioni precedenti’, poi che, dal punto di vista strettamente economico, le sue riflessioni sono errate. Ci spiace rientrare nella categoria di quelli “affetti da sindrome del disfattismo”, ma meglio essere gufi delle dolomiti lucane che ‘allocchi’ toscani. “Nel 2014 l’attività economica della Basilicata ha ristagnato”, sono parole che estrapoliamo dall’ultima analisi di Bankitalia sull’economia della nostra Regione. Presidente, i rapporti vanno letti per intero e non solo nelle parti che risultano più utili ad approvare il proprio operato. Ma di più. Qualche mese fa, era Luglio, il rapporto Istat sulla povertà in Italia, relativo all’anno 2014, posizionava la nostra Regione al secondo posto, poco invidiabile, nella classifica relativa all’indice di povertà familiare con oltre il 25% di famiglie lucane che vivono al di sotto della soglia di povertà. Anche nel mercato del lavoro, le analisi non si discostano di molto: è vero che si registra nella nostra Regione un incremento delle forza lavoro, nei primi sei mesi del 2015, di un + 29.8% di nuovi contratti, così come evidenziato dal rapporto Inps. Ma è anche vero che il 65% di questi sono contratti a tempo determinato, numeri cui si aggiunge l’incremento esponenziale dell’uso dei voucher, che segnalano inequivocabilmente una fragilità del sistema economico lucano, poco propenso alle assunzioni stabili e il fallimento delle politiche regionali e nazionali di lotta alla precarietà. Un piccolo inciso lo meritano, poi, anche i dati relativi alla sanità, argomento da lei affrontato, Presidente: prima di immaginare percorsi che portino ad “allungare la vita e a prevenire decessi”, che pure noi speriamo possano presto attivarsi, ci duole ricordarle che “i drammi umani e familiari” – e resto sempre sulle sue parole – che i Lucani ogni giorno si trovano ad affrontare, sono quelli relativi alla mobilità e alla migrazione sanitaria: anche qui, Presidente Pittella, le classifiche pubblicate solo qualche mese fa ci mettono in testa a primati molto poco invidiabili. Quando, poi, viene in questo Consiglio e ci parla di criteri “per il fondo relativo alla sanità”, le sfugge che il suo Governo non mette in discussione i criteri ma il fondo stesso tagliando, per il triennio 2016-2019, 17 miliardi alle Regioni per la spesa sanitaria. E cosa ha risposto il suo Premier al grido d’allarme dei Governatori che lamentano di non poter offrire i livelli essenziali di assistenza? Glielo diciamo noi: “adesso con le Regioni ci divertiamo”. Le pare il comportamento di chi vuole “un protagonismo regionale”? E non vogliamo soffermarci, in questa sede, sull’idea di soppressione della nostra Regione che il suo partito e il suo Premier hanno intenzione di perpetrare. E già solo questa considerazione, rende inutile la discussione odierna, perché se andasse in porto questa scellerata proposta, tutte queste belle parole risulterebbero ancor di più uno specchietto per le allodole. Ma andiamo avanti. Parliamo dell’Università, che troppo spesso appare più un postificio della politica che un centro di ricerca: che le piaccia oppure no, Presidente, un ateneo sopravvive se riesce a competere con le migliori Università nazionali, in termini di ricerca prodotta, unico output misurabile dell’attività accademica, seppur con tutte le difficoltà del caso, e non se riesce a piazzare qualche amico della politica in più, su qualche cattedra. E la sua affermazione sulla impossibile competizione dell’UNIBAS con le Università di Torino o Milano conferma il progetto fallimentare di una Università che serve a piazzare gli amici e non a produrre ricerca. Del resto l’altissima percentuale di emigrazione studentesca testimonia come la sfida formativa e culturale dell’Università di Basilicata è ad oggi persa. Potrei dilungarmi ancora a lungo ma rischieremmo di allontanarci dal focus della nostra discussione odierna, Presidente, e del resto quelli che sto elencando sono dati tragici che incidono sulla qualità della vita dei Lucani tutti i giorni e che perciò gli stessi Lucani conoscono benissimo, oltre ai tanti spot che lei, come Renzi, adotta. Andiamo oltre, la ripresa del Pil meridionale, registrata solo qualche giorno fa sempre dallo Svimez, è impietosa per la Basilicata: il Pil in sette anni va giù di oltre il 16% e la previsione per il 2015 che sfiora un ribasso, rispetto ai dati già drammatici del 2014, dell’1%. E non basta la sola performance boom nelle esportazioni: senza la presenza di Fca Sata in Basilicata, quel +148% sarebbe stato irraggiungibile. È ovvio che ci rallegriamo della presenza dell’automotive a Melfi, sempre più forte grazie agli investimenti di Fiat che non ci risulta, però, essere un’impresa lucana, ma al tempo stesso sappiamo benissimo che da sola non basta per contrastare tutti i dati negativi che prima ho elencato. E lo sa perché non basta, Presidente Pittella? La lezione ci viene dalla storia, anche abbastanza recente. Anche negli anni 90 la nostra Regione conobbe livelli di esportazioni notevoli, dovuti in gran parte all’industria automobilistica e al petrolio: fu un fuoco di paglia destinato presto a spegnersi, come ci racconta la storia degli anni seguenti. E sa perché? Perché la politica lucana – sempre troppo impegnata a foraggiare clientelismi vecchi e nuovi - non ha mai saputo sfruttare la presenza di questi assets produttivi per stimolare autoimprenditorialità e crescita economica vera che lasci risultati tangibili sui territori. Meccanismi virtuosi di autoimprenditorialità, investimenti seri e certi in infrastrutture capaci di colmare il gap con il resto del paese, focus sui settori capaci di reggere la competitività nazionale ed internazionale. Ci aspetteremmo questo da un grande Masterplan che abbia l’ambizioso obiettivo di far ripartire l’economia lucana e meridionale. Quello che ci viene presentato oggi, invece, è il vecchio libro dei sogni sbiaditi, in alcuni casi vecchi più di 20 anni. Partiamo dalle infrastrutture: il documento che ci ha presentato per la discussione in Consiglio, Presidente Pittella, è praticamente la copia dell’Intesa Generale Quadro tra Ministero delle Infrastrutture e dei Traporti e la Regione Basilicata approvato dalla sua Giunta con le delibere n. 967 del 30 Luglio 2014 e n. 771 del 24 luglio 2014. Intesa, che non è una novità, in quanto riprende a sua volta quella del ‘Piano Nazionale per il Sud” del 26 Novembre 2010 – che non è, dunque, un’invenzione di Renzi – Piano nazionale che a sua volta riprende l’Intesa Quadro tra Governo e Regione datata 20 Dicembre 2002. Mi chiedo, ma allora oggi di cosa parliamo? Quale sono le novità rispetto al 2002? Evidentemente siamo difronte alla solita rimpaginazione del medesimo “piano strategico” che oggi, in epoca renziana, decliniamo come “Masterplan”. Ora, dunque, credo sia chiaro perché non si può credere a questo Masterplan: perché se è vero che a livello nazionale i Governi sono cambiati, ma a livello regionale c’eravate sempre voi, qui, a gestire fondi, a dire cosa andava fatto e cosa no. Insomma, voi avete governato e i problemi sono sempre gli stessi. Rimanendo sul tema delle infrastrutture, i ritardi della rete ferroviaria lucana, vengono raccontati ogni giorno: mentre l’assessore Berlinguer promette la Freccia Argento, o anche qualcosa di meglio, a Potenza i treni accumulano ritardi, non riescono ad arrivare e la capitale europea della cultura resta isolata dallo snodo ferroviario. Parliamo degli Aeroporti? Pontecagnano, mentre la Regione Basilicata candida, a valere sul PON infrastrutture, l’aeroporto campano e il Governo Renzi lo eleva a struttura strategica nazionale, la società che lo gestisce ha un passivo superiore ai 2,4 milioni di euro, che ovviamente andremo a coprire con soldi lucani. E a questo si aggiunge che, chiuso al traffico di linea ormai da tre anni, viene declassato, ovvero viene limitata anche l’aviazione privata, non su richiesta dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, ma della società stessa. Ma noi Lucani siamo oramai tristemente abituati ai molto poco remunerativi investimenti dei Governi di centrosinistra. Ma le fandonie presenti nel libro dei sogni che lei e Renzi state pubblicizzando, sperando di lanciare ancora una volta fumo negli occhi dei Lucani e degli Italiani, non si fermano alle infrastrutture: guardiamo, ad esempio, alle Politiche per i giovani. Anche qui le stesse promesse, le stesse azioni, addirittura le stesse parole di sempre, degli ultimi 20 anni: “investimenti specifici nei settori ad elevato assorbimento” e verrebbe da chiedersi sulla base di cosa, se non delle mode momentanee. Vengono considerati alcuni settori particolarmente in voga – tipo la green economy o i servizi sociali -, servizi per l’impiego, con il coordinamento con le Agenzie del Lavoro, sostegno all’autoimpiego: sembra di rileggere il piano regionale Garanzia Giovani. Oppure il Ponte per l’Occupazione o tante altre iniziative precedenti, tutte uguali tra loro. Eppure non ci sembra, aspettando risposte alle nostre interrogazioni, che queste iniziative abbiano fermato l’emorragia di giovani lucani che abbandonano la Basilicata. Ma continuiamo nella nostra analisi. La nostra attenzione non può non fermarsi sulle zone economiche speciali. Anche questa proposta è vecchia: è una nostra proposta che il suo Governo regionale non ha neanche voluto prendere in considerazione; forse per il timore di farci trasformare da gufi in aquile, che hanno davanti l’orizzonte e sanno come raggiungerlo. Ebbene sì, Presidente, i disfattisti, noi, la ZES, l’avevano inserita nella proposta organica sul petrolio e sul rilancio dell'economia lucana, il 30 giugno 2014. Ma, oggi parliamo delle sue proposte. Quindi ritorniamo sulle “aree industriali ad alto potenziale di attrattività” da promuovere presso investitori esterni al Mezzogiorno. Anche in questo caso, Presidente, ci sembra la riproposizione stanca di iniziative che nel passato sono fallite più e più volte. Ricordiamo ad esempio la Val Basento e le Aree Industriali finanziate con la Legge 219. Sicuramente più incisivo sarebbe accompagnare qualsiasi iniziativa con incentivi di carattere fiscale per eventuali finanziatori esterni alla nostra Regione: ma il loro ottenimento è difficile, lo dice anche lei, poiché nullo è il peso politico della classe dirigente lucana e meridionale, aggiungiamo noi. Classe dirigente che in queste ore viene scavalcata dallo stesso Renzi, che a prescindere dal peso politico del Pd lucano, per far dimenticare le mancate promesse proprio sul Piano del Sud, lancia un’idea condivisibile di un possibile taglio delle imposte alle imprese dal 27 al 20%. Allora quanto da noi proposto non era così peregrino? Il problema vero però, Presidente Pittella, è che in questo Masterplan manca la politica, intesa come idee e visioni di sviluppo economico nuove e non scopiazzate da piani già falliti nei decenni precedenti. Questo va detto ai cittadini lucani, ricordandogli che l’intera classe dirigente lucana e meridionale è, in questo momento storico, tutta targata Pd. Il Masterplan e il piano attuativo della Regione Basilicata sono un inutile elenco di vecchi sogni e di misure già testate e già fallite. Il Masterplan non è altro che la riproposizione degli stessi Piani inseriti già in Accordi Quadro con lo Stato o l’elenco di quello che volete finanziare con la nuova programmazione europea, cambia solo il nome ma parliamo delle stesse cose. Per quanto detto è chiaro che il Sud necessita di altro. Interventi seri e puntuali che affrontino in maniera organica i problemi del Mezzogiorno. Non basta razionalizzare la spesa dei fondi europei, bisogna intervenire sui problemi reali quali il lavoro, la competitività delle imprese, la formazione professionale, la carenza di infrastrutture. Per questo al Sud servono risorse straordinarie le quali devono essere aggiuntive rispetto a quelle ordinarie. Oggi, invece, non parliamo di nuove risorse ma di quelle che decliniamo con gli acronimi Pon, Fesr, Fse, Feasr, Fsc e così via. Parliamo di risorse che, a prescindere dal Piano per il Sud ,sarebbero, comunque, giunte a destinazione. Cos’è allora questo Piano per il Sud? Diciamolo chiaramente. Il Piano per il Sud è solamente una razionalizzazione di interventi già programmati. È la suddivisione di risorse già esistenti per determinati investimenti, per ciascuna Regione. Ecco perché si chiama Piano per il Sud e non Piano Straordinario per il Sud. Perché si tratta di risorse ordinarie, per interventi ordinari, non di risorse aggiuntive. Visto così, il Piano si ridimensiona notevolmente, così come si ridimensiona l’attenzione del Governo Renzi verso il Mezzogiorno d’Italia. La verità, Presidente Pittella, è che lei gioca a fare il Renzi lucano, buttando fumo negli occhi dei Lucani con iniziative spot. Mentre Renzi, grazie alla copertura mediatica delle televisioni, vende pentole nelle case degli italiani raccontando di riprese economiche che naturalmente ci auguriamo ma che al momento sono tutte da verificare, lei gira la Basilicata, sperando che i Lucani abbiano ancora l’anello al naso. Ma l’immagine vuota della sala qui, a Potenza nell’ambito della riunione del Pd, di soli due giorni fa, certifica che i Lucani già sanno: anche questo Masterplan è l’ennesima presa in giro. E lo hanno capito anche i vostri amministratori. Tutti assenti. Quell’appuntamento si è dimostrato l’ennesima prova della politica che parla alla politica, peraltro assente. In definitiva, Presidente, cosa dobbiamo dirle. Il progetto è ottimo! Vuole suggerimenti? Noi proponiamo la Potenza-Melfi a 6 corsie, il Freccia Rossa Matera – Potenza – Roma, l’apertura delle facoltà di giurisprudenza, medicina e psicologia, un assegno mensile di 1.000 euro per ogni giovane disoccupato per 5 anni. Come vede, potremmo giocare al rilancio, lei dice due strade noi quattro. Ma questi intendimenti sappiamo bene restano sogni. E anche se qualcuno dei progetti finanziati dovesse realizzarsi, Presidente, sono 40 anni che attendiamo. Voi dovete terminarli. E ci sarà poco di cui vantarsi se per adeguare 50 chilometri di strada ci mettete 20 anni. Questo Masterplan è la certificazione della politica del nulla che avete portato avanti, dell’inconcludenza della classe politica che ci ha governato finora. Voi tutti, che avete concorso a questo sfacelo, siete i soli responsabili. Voi siete dei debitori insolventi, debitori del Popolo lucano. Questi interventi e speriamo che in parte si realizzino, non sono una vittoria, ma un debito che dovete pagare, si spera finalmente, al Popolo lucano. Potenza, 3 Novembre 2015 Gianni Rosa, Consigliere regionale Basilicata Fratelli d’Italia – Alleanza nazionale
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